Museo Civico Archeologico
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I candelabri etruschi in bronzo, prodotti fra la fine del VI e il IV secolo a.C., derivano forse la loro forma da analoghi oggetti ciprioti. Sono formati da un treppiede di base solitamente a zampe ferine e da una lunga asta che supporta una corona di rebbi per l’infissione delle candele, coronata da una cimasa variamente configurata. Si tratta di oggetti di lusso, collegati alla sfera del simposio che – secondo il modo greco di bere il vino adottato anche dagli Etruschi – doveva essere celebrato solo dopo il calare del sole.
Questa cimasa raffigura Enea che, durante la fuga da Troia, sorregge il vecchio padre Anchise, reso cieco da Afrodite.
Si tratta di una versione meno nota del mito, significativamente presente anche sulle metope del Partenone, fatto che sottolinea la profonda influenza della cultura artistica greca, e in particolare ateniese, sugli artigiani attivi nei centri padani.
La cimasa infatti è stata attribuita a un’officina padana, operante a Spina o a Felsina.
Provenienza: Spina, necropoli di Valle Trebba; collezione Universitaria
Datazione: 430-410 a.C.
Materiale: bronzo
Dimensione: altezza cm. 54,5
Numero di inventario: IT 857, IT 1156