Vaso – Inizi del IV sec. a.C.
Oinochoe di tipo 3 di Beazley (ARV2, p. L). Presenta ritocchi di colore moderni in diversi punti.
Sul collo: ramo d'edera fiorito suddipinto in bianco.
Sul corpo scena delle Antesterie: un fanciullo nudo, con lira esacorde nella sinistra e clamide sul braccio destro proteso verso una fanciulla con chitone ricamato a palmette e stelline. La ragazza offre al giovane qualcosa che tiene nella destra (un dolce secondo il restauro moderno, cioé l'omphalos, che era il premio per le gare che si svolgevano durante le feste). Tra i due vi è una tavola su cui stanno due oinochoai con bulle. Da sinistra avanza un fanciullo nudo con anello al piede destro e oinochoe nella mano destra, che trascina con la sinistra un carretto giocattolo (il tipico dono ricevuto dai bambini in occasione della festa). Sotto la rappresentazione striscia con ovoli.
Questo tipo di brocca (choùs e al plurale chòes) era connessa al culto di Dioniso: veniva infatti utilizzata nel corso delle Antesterie, la più antica festa in onore di Dioniso, celebrata per tre giorni ad Atene in febbraio-marzo.
La seconda giornata della festa era ricordata come il giorno dei chòes: infatti i partecipanti facevano a gara a chi riusciva a bere una data quantità di vino più rapidamente degli altri dalla propria brocca. Alle gare partecipavano anche i bambini dai tre anni in su: in questa occasione veniva celebrato il rito di passaggio dall'infanzia all'adolescenza, durante il quale i fanciulli bevevano per la prima volta il vino e ricevevano simbolicamente dai genitori una choùs miniaturistica.
Informazioni
Provenienza: Grecia, Attica, Atene
Materiale: Argilla, a figure rosse
Dimensioni: Altezza: 12.8 cm - Diametro massimo: 10 cm
Numero di inventario: MCA-GRE-G_0076
Bibliografia: Pellegrini, Giuseppe, Catalogo dei vasi antichi dipinti delle Collezioni Palagi ed Universitaria, Bologna, 1900, p. 50, n. 295; van Hoorn, G., Choes and Anthesteria , Leiden, 1951, p. 109, n. 353; Mandrioli Bizzarri, Anna Rita, La raccolta “Skene”: un nucleo greco nella Collezione Palagi, in: Il Carrobbio, 1976, II, p. 64, n. 8.