1977 - 1980: dall'esplosione del movimento del '77 alla marcia dei 40.000
1977
gennaio Scissione nel Pdup, che
è in piena crisi: gruppi di militanti ed alcuni dirigenti erano
passati nei mesi precedenti al Pci o al Psi, mentre gran parte delle femministe
erano uscite contestando il carattere "maschilista" e autoritario del dibattito
interno. La vera ragione della crisi, al di là dell'occasionalità
del pretesto (la richiesta di sospensione di Capanna che aveva criticato
Magri) è il fallimento della strategia dell'unità delle sinistre
per un governo di alternativa.
21 gennaio Il Parlamento approva
la legge sull'aborto.
24 gennaio A Palermo gli studenti
occupano la facoltà di Lettere contro la circolare del Ministro
della Pubblica Istruzione Malfatti del 3 dicembre 1976 che limita la ripetizione
degli esami.
1 febbraio A Roma provocazione
fascista all'Università: una settantina di fascisti entrano a Lettere
e Giurisprudenza intonando canzoni e slogan. Sono armati con spranghe e
bastoni, ed anche con armi da fuoco: infatti un colpo di pistola ferisce
gravemente lo studente Guido Bellachioma.
2 febbraio Manifestazioni antifasciste
in molte città. A Roma gli studenti e le forze politiche si dividono
sulle modalità della protesta antifascista: Fgci, Pdup e Ao scelgono
un comizio dentro l'università, numerosi studenti, l'Autonomia Operaia
e gli ex Lc decidono di manifestare nelle strade vicine all'università
e di assaltare la sede fascista di via Sommacampagna. Il corteo viene disperso
dalla polizia, che ferisce gli studenti Paolo Tommasini e Leonardo Fortuna,
che vengono però incriminati per tentato omicidio nei confronti
dell'agente Domenico Arboletti, che è invece colpito dal fuoco incrociato
dei suoi colleghi. La versione ufficiale addossa tutte le responsabilità
agli studenti, anche il Pci aderisce a questa versione. Ugo Pecchioli rilancia
la teoria degli opposti estremismi che attaccano lo Stato e la democrazia,
e chiede la chiusura dei "covi" dei "cosiddetti autonomi", affermando che
"il raid dei fascisti all'università e le violenze dei provocatori
cosiddetti "autonomi" sono due volti della stessa realtà. Gli uni
e gli altri puntano sulla violenza e sul terrorismo". E' la rottura, totale
e definitiva, tra il Pci e il movimento degli studenti. La figura sociale
dello studente del '77 è ben diversa da quella dello studente del
'68. Quello del '77 è "uno strano movimento di strani studenti".
Gli studenti del '68 erano in maggioranza figli della buona borghesia,
quelli del '77 sono per lo più studenti-lavoratori, con la prospettiva
della disoccupazione e del precariato. La rivolta del '77 è sia
politica che esistenziale, è l'espressione "di un tessuto sociale
disgregato, di una discoccupazione che ha toccato livelli da capogiro,
di un'assenza generale di significati. A Centocelle si vive peggio che
negli slum di New York e qui come là difficilmente la rabbia si
trasforma in coscienza di classe", come ha scritto Gianni Statera. Asor
Rosa, come scrive in un famoso articolo pubblicato sull'Unità il
20 febbraio, vede il '77 come la frattura tra "le due società":
quella dei "garantiti", lavoratori privilegiati perché hanno un
posto fisso, e quella dei "non garantiti", lavoratori precari, disoccupati,
studenti-lavoratori. E' il cosiddetto "operaio sociale" il protagonista
del movimento del '77, non più l'operaio massa del '68, ma il giovane
semioccupato o precario, che non ha nessun motivo di sentire attaccamento
al lavoro, perché il lavoro occasionale non consente nessuna "garanzia".
Il movimento del '77 ha due anime: una creativa, ironica, beffarda, che
si incarna soprattutto nell'ala creativa bolognese, ed un'altra cupa e
nichilista, che si manifesta soprattutto a Milano e a Roma. L'università
viene vista, scrive il giornale Rosso, "come luogo di ricomposizione e
di lotta di un proletariato disperso, che proprio per il carattere saltuario
e precario dell'occupazione, non è in grado di darsi luoghi diversi
e autonomi di ricomposizione"
17 febbraio La rottura tra studenti
e Pci si approfondisce: il segretario della Cgil Luciano Lama tiene un
comizio all'Università di Roma occupata per "riportare l'ordine".
A questa provocazione del Pci gli studenti rispondono contestandolo con
urla, fischi e slogan ironici. La situazione degenera quando il servizio
d'ordine del sindacato carica gli studenti: questi rispondono e cacciano
Lama dall'Università.
25 febbraio Berlinguer accusa il
movimento studentesco di "diciannovismo", orrendo neologismo per accusare
il movimento di essere oggettivamente fascista.
26-27 febbraio A Roma riunione
del coordinamento nazionale degli studenti universitari. Il caos è
totale, non si sa chi è delegato e chi partecipa a titolo personale,
tutti comunque hanno diritto di voto, chi interviene deve sormontare i
fischi, i cori, gli slogan, le urla. Le femministe e gli indiani metropolitani
abbandonano l'assemblea denunciando "l'allucinante clima di violenza e
prevaricazione, che non consente di esprimere i contenuti del movimento".
2 marzo A Torino durante un'assemblea
alcuni studenti della Fgci vengono aggrediti da autonomi.
3 marzo A Torino il Pci, come risposta
ai fatti del giorno precedente, attacca col proprio servizio d'ordine gli
studenti davanti alla scalinata dell'università.
11 marzo A Bologna alcuni studenti
del movimento che si presentano ad una assemblea di Cl vengono malmenati.
Vanno allora a chiamare rinforzi, ma nel frattempo intervengono i carabinieri
e caricano gli studenti. Un carabiniere, durante una carica, spara e colpisce
alle spalle lo studente Francesco Lorusso, che stava scappando, uccidendolo.
La città è sconvolta, mai a Bologna la lotta politica era
arrivata ad un tale livello di violenza. La rabbia per l'omicidio esplode
subito: gli studenti distruggono le vetrine dei negozi di lusso, occupano
la stazione, assaltano la sede della Dc, la libreria di Cl "Terra promessa",
due commissariati di polizia e l'ufficio del Resto del Carlino, poi si
rifugiano nella zona universitaria occupandola per tre giorni. Saranno
sgombrati coi carri armati inviati dal ministro dell'Interno Cossiga.
12 marzo A Roma scontri durissimi
tra studenti e polizia, sparano sia la polizia che frange dell'autonomia.
Per miracolo non ci scappa il morto. Vengono saccheggiate due armerie ed
attaccate l'Ambasciata del Cile e la sede del Popolo.
A Milano un corteo assalta l'Assolombarda.
A Bologna la polizia fa irruzione a Radio Alice, chiudendola
manu militari in diretta.
16 marzo A Bologna il Pci reagisce
ai disordini organizzando una manifestazione unitaria, insieme alla Dc,
"contro la violenza". La tesi del Pci è che a Bologna è in
atto un "complotto" per affossare il compromesso storico, provocando una
frattura fra il Pci e la Dc. Per combattere questo "complotto" a Bologna
il Pci si fa più che mai partito dell'ordine, scatenando una vera
e propria caccia alle streghe contro gli studenti del movimento. Alcuni
giudici applicano sollecitamente la teoria del "complotto", cercandone
prove che ovviamente non trovano, essendo il movimento, quello bolognese
in particolare, refrattario all'organizzazione. Nei mesi seguenti a Bologna
il giudice Catalanotti arresta decine di aderenti al movimento con l'accusa
di aver organizzato il "complotto" di marzo. A Padova il procuratore Calogero
arresta docenti e studenti di Scienze Politiche, vengono inoltre perquisite
le case editrici Area, Erba Voglio e Bertani, arrestando quest'ultimo editore.
aprile-maggio Si avvia la formazione
di Democrazia Proletaria: il 5° congresso di Ao, in aprile, decide
di unificarsi con la sinistra del Pdup e con la Lega dei Comunisti (organizzazione
sorta da il Potere Operaio Toscano e Unità Operaia di Roma) per
dare vita al Coordinamento di Democrazia Proletaria. A sua volta la sinistra
del Pdup, nella sua assemblea nazionale in maggio, accetta il processo
di unificazione. La maggioranza del Pdup e la minoranza di Ao mantengono
invece la sigla Pdup per il Comunismo. Dopo un tormentato processo di scissioni
e riagregazioni, i maggiori gruppi della nuova sinistra sono così
polarizzati in due formazioni: una, il Pdup per il Comunismo, che vuole
premere sul Pci perché abbandoni il compromesso storico e persegua
l'alternativa di sinistra, un'altra, Democrazia Proletaria, che vede il
Pci ormai indisponibile ad una linea di alternativa e che persegue l'obiettivo
politico di opporsi alla "normalizzazione" della società. Questo
significa Dp ha come linea politica il sostegno e la promozione delle lotte
sociali (dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti, delle donne),
mentre i riferimenti ideologici sono il marxismo rivoluzionario, antistalinista
e libertario.
21 aprile La polizia interviene
per sgombrare l'università di Roma. Ne seguono scontri in cui gruppi
di autonomi sparano contro la polizia e uccidono l'agente Passamonti.
22 aprile Il governo proibisce
ogni manifestazione pubblica a Roma per un mese.
29-30 aprile A Bologna secondo
coordinamento nazionale degli studenti universitari. Il clima è
un po' meno caotico di quello della prima assemblea, e alla fine viene
approvata una mozione che afferma che il movimento deve rifiutare sia lo
scontro con l'apparato militare dello Stato sia il ritagliarsi uno spazio
all'interno delle istituzioni del movimento operaio. Il movimento si considera
una componente dell'opposizione di classe e pericò si oppone al
compromesso storico. Riguardo alla questione della violenza, la mozione
afferma che non si può far finta che non esista il problema della
repressione e dell'aggressione poliziesca, ma l'autodifesa deve divenire
di massa, non demandata ai servizi d'ordine. La mozione critica coloro
che vogliono radicalizzare lo scontro, affermando che "nessuno deve permettersi
di andare contro le decisioni e la volontà collettiva delle assemblee",
ma nello stesso tempo "il movimento non fa scomuniche e non accetta la
criminalizzazione di nessuna sua componente". Anche la mozione di minoranza
ha una posizione analoga riguardo alla questione della violenza e dell'autodifesa
"il movimento rivendica il diritto a manifestare...e ribadisce la legittimità
dell'autodifesa di massa, afferma che non accetta in nessun modo la logica
delle azioni armate minoritarie che, oltre a prevaricare la democrazia
e l'autonomia del movimento, lo indeboliscono, facilitando le manovre della
Dc, avvallate dal Pci, tese a stroncarlo nella repressione più violenta".
maggio A Firenze si costituisce il "comando nazionale" di Prima Linea,
la più importante organizzazione armata dopo le Br, che aveva già
iniziato le prime azioni alla fine del '76. La linea politica e il modello
organizzativo di Pl sono profondamente diversi da quelli delle Br. Pl non
nasce dal filone "insurrezionalista" del Pci ma all'interno della nuova
sinistra, e non assume come modello un leninismo militarista di marca terzinternazionalista,
ma privilegia uno stretto rapporto coi movimenti. I militanti di Pl non
sono clandestini, ma svolgono attività politica nei movimenti, e
solo l'attività armata è clandestina. Esistono poi "ronde"
o "squadre", organizzate da Pl ma composte da giovani anche inconsapevoli
di essere organizzati da Pl, che firmano gli attentati con le più
svariate sigle.
12 maggio A Roma la polizia aggredisce
la manifestazione organizzata dai radicali nella ricorrenza della vittoria
sul divorzio. Una ragazza di 19 anni, Giorgiana Masi, rimane uccisa da
un colpo alla schiena, mentre fuggiva.
14 maggio A Milano scontri tra
movimento e polizia. Frange dell'autonomia sono in piazza armate, sparano
e uccidono l'agente Custrà.
luglio A Parigi viene pubblicato un manifesto di intellettuali francesi
contro la repressione in Italia, firmato anche da Sartre, Foucault e Guattari.
Il manifesto vede la repressione come conseguenza del compromesso storico,
che ha determinato "da un lato un sistema di controllo repressivo su una
classe operaia e un proletariato giovanile che rifiutano di pagare il prezzo
della crisi, dall'altro, progetto di spartizione dello Stato con la Dc
(banche ed esercito alla Dc; polizia, controllo sociale e territoriale
al Pci) per mezzo di un reale partito "unico"; è contro questo fatto
che si sono ribellati in questi ultimi mesi i giovani proletari e i dissidenti
intellettuali". Sulla base di questo manifesto viene indetto un convegno
"contro la repressione" a Bologna in settembre.
28 agosto Nasce il movimento antinucleare
con una manifestazione a Montalto di Castro. Il piano nucleare, che prevede
la costruzione di 4 centrali e di altre 4 in caso di necessità,
per evitare deficit energetici, sarà comunque approvato in Parlamento
il 5 ottobre, con l'astensione del Psi e col voto favorevole del Pci.
23-25 settembre A Bologna si svolge
il convegno "contro la repressione". Il Pci, da parte sua, accetta come
una sfida che il convegno si svolga a Bologna: nella propria città-vetrina
vuole dimostrare che tutti hanno diritto di parola, e che la sua buona
amministrazione può garantire tutti i servizi logistici necessari:
pasti a prezzo politico, trasporti, campeggi, toilettes per i centomila
giovani che arrivano da tutta Italia. Del resto il Pci ha ormai abbandonato
la teoria del "complotto" e successivamente molti dirigenti del Pci riconosceranno
che il Pci non ha affrontato convenientemente il movimento del '77: Occhetto,
responsabile del Pci per la scuola, propone di avviare una discussione
franca con chi la pensa diversamente "anche in modo radicale". D'Alema,
segretario della Fgci, afferma che "bisogna capire le ragioni di fondo
del movimento del '77", Chiaromonte afferma che il Pci è "in notevole
ritardo", Mussi riconosce che il Pci non può essere "pregiudizialmente
ostile a quei fenomeni di "società radicale" che nascono dalla crisi
del principio di autorità". Berlinguer, nel comizio di chiusura
della festa dell'Unità a Modena il 18 settembre, aveva dichiarato
che "non saranno certo dei poveri untorelli a spiantare Bologna", il che
voleva significare, oltre alla conferma di uno scontato giudizio negativo
sul movimento, anche l'accettazione della "sfida" di accogliere il convegno
a Bologna.
Al convegno sono presenti tutte le componenti del movimento:
dall'Autonomia più dura ai partiti della nuova sinistra, agli indiani
metropolitani. Le componenti più politicizzate si confrontano, o
meglio si scontrano, a volte anche fisicamente, nel corso dell'assemblea
al Palazzetto dello Sport. Ogni componente partecipa con molto settarismo
e pochissima disponibilità al confronto. I vari spezzoni dell'Autonomia
si alleano e "espellono" le altre componenti considerate la destra del
movimento: prima il Mls, poi Ao e infine Lc. L'assemblea dimostra l'incapacità
del ceto politico del movimento di darsi delle prospettive politiche. Più
interessante è l'esperienza vissuta dalle migliaia di giovani che
nelle strade di Bologna praticano varie forme di animazione, di teatro
di massa, di controcultura, diffondono le decine di riviste e di fogli
del movimento. La divaricazione tra l'aspetto politico e quello culturale
è netta. Il movimento del '77 politicamente finisce infatti a Bologna,
incapace di decidere cosa fare, mentre la sua eredità culturale
sarà ben più cospicua, e darà vita a riviste come
il Male, a gruppi come gli Skiantos, che avranno come segno distintivo
l'ironia beffarda e la critica satirica. Anche la critica alle forme tradizionali
del far politica, la tensione libertaria e la scoperta dell'ecologia e
dell'antinuclearismo rimarranno come eredità del movimento.
23 novembre A Roma ciò che
resta del movimento del '77 si divide sulla decisione di partecipare o
meno alla manifestazione nazionale dei metalmeccanici indetta per il 2
dicembre. I partiti della nuova sinistra sono per partecipare al corteo
del sindacato coi propri contenuti, mentre gli autonomi vogliono una manifestazione
alternativa. L'assemblea finsice con una spaccatura: l'Autonomia rimane
a Giurisprudenza e decide di indire una manifestazione separata, i partiti
della nuova sinistra, le femministe e parte di Lotta Continua si riuniscono
nell'aula magna.
1978
13-14 febbraio A Roma, la conferenza
nazionale di Cgil-Cisl-Uil, tenutasi all'Eur, segna una svolta radicale
nella strategia sindacale. Negli anni passati il sindacato aveva "cavalcato
la tigre" delle mobilitazioni operaie, finendo per far proprie alcune proposte
come l'egualitarismo e non frenando la conflittualità in fabbrica,
che era divenuta ormai eccessivamente scomoda per gli industriali. Con
la conferenza dell'Eur il sindacato accetta di frenare la conflittualità
in fabbrica e fa propria la politica dei "sacrifici", cioè di moderare
le richieste di aumenti salariali in cambio della promessa di incrementare
l'occupazione. La nuova politica sindacale non sarà accettata dai
settori operai più radicali, che in primavera terranno al Teatro
Lirico di Milano un'assemblea operaia autoconvocata. Nei mesi successivi
ci saranno anche alcune dure lotte, soprattutto quella degli ospedalieri.
16 marzo A Roma viene rapito dalle
Br il presidente della Dc Aldo Moro e uccisi i cinque uomini della scorta.
18 marzo A Milano vengono assassinati
Fausto Ianucci e Lorenzo Tinelli, militanti del centro sociale Leoncavallo,
probabilmente da un gruppo di spacciatori, in quanto i due ragazzi erano
gli animatori della lotta contro l'eroina nel quartiere.
13-16 aprile A Roma "assemblea
congressuale" di Democrazia Proletaria, che costituisce formalmente il
partito. Al centro del dibattito c'è la crisi della sinistra rivoluzionaria
e il fallimento della prospettiva del "governo delle sinistre" dovuto alla
scelta consociativa del Pci. Il nuovo partito, afferma la mozione finale,
individua come compito prioritario la lotta al compromesso storico e il
sostegno e l'organizzazione delle lotte sociali, al fine di promuovere
la resistenza alla normalizzazione della società e ricompattare
un blocco sociale antagonista. Dp si batte perché possano esistere
spazi per i movimenti sociali, rifiutando di farsi stritolare nella tenaglia
della repressione statale e della violenza terroristica: "contro lo Stato
e contro le Br" è lo slogan che esprime non certo l'indifferenza
nella lotta tra i due contendenti, ma la volontà di lottare contro
entrambi. Sul terrorismo il giudizio è radicale: "La nostra avversione
non ha soltanto ragioni tattiche ma investe l'immagine stessa di società
che vogliamo costruire".
9 maggio A Roma in via Caetani
viene fatto ritrovare il cadavere di Moro.
10 maggio E' approvata la legge
180.
16 settembre E' eletto papa Karol
Woytila. La sua elezione segnerà una forte restaurazione nella chiesa,
un aumento di importanza dei gruppi integralisti come l'Opus Dei e Cl,
la sconfessione totale della "teologia della liberazione".
1979
24 gennaio Guido Rossa, operaio
comunista dell'Italsider di Genova, è assassinato dalle Br. Aveva
denunciato un altro operaio da lui visto mentre distribuiva volantini delle
Br all'interno della fabbrica.
aprile Ad Arezzo terza assemblea
nazionale dei Cristiani per il Socialismo, che segna la fine del movimento,
dovuta sia all'isolamento nel mondo cattolico, accentuatosi in seguito
all'elezione di papa Woytila, che appoggia i movimenti integralisti come
Cl, sia alla crisi della nuova sinistra e dei movimenti.
7 aprile Arresto di esponenti dell'autonomia
operaia, accusati di insurrezione armata e di coinvolgimento nel caso Moro.
L'importanza del "caso 7 aprile" sta nel fatto che il teorema accusatorio
vede una contiguità diretta tra l'Autonomia Operaia organizzata
e le Br. Le accuse risulteranno poi infondate: è vero sì
che l'area dell'autonomia è stata un serbatoio in cui le Br hanno
reclutato alla fine degli anni '70, ma è falso che vi fosse una
unica direzione delle Br e dell'Autonomia, anzi l'area dell'autonomia non
ha mai avuto una organizzazione centralizzata.
3-4 giugno Elezioni politiche anticipate
che vedono una sostanziale stabilità di Dc e Psi. La nuova sinistra,
nei mesi precedenti alle elezioni, aveva cercato di evitare la frammentazione
presentando una lista unitaria. Il progetto fallisce e vengono presentate
la lista del Pdup e quella di Nuova Sinistra Unita, un cartello promosso
da Dp e che raccoglie una parte dell'ex Lc, la sinistra sindacale, le radio
democratiche, i cristiani del dissenso, il movimento antinucleare. Il Pdup
ottiene l'1,4% e sei seggi, mentre Nsu ottiene solo lo 0,8% e nessun seggio,
il che provoca un effetto di demoralizzazione e di scompaginamento. Le
elezioni andarono male anche per il Pci, che arretrò del 4%. Si
tratta di un risultato storico, per la prima volta nel dopoguerra il Pci
non avanza alle elezioni. E' anche questo un segno che i tempi dell'avanzata
della sinistra sono finiti.
8 ottobre La Fiat licenzia 61 lavoratori
accusati di violenze. Di questi 5 saranno poi condannati per banda armata.
E' un segnale forte che il padronato non è più disposto a
tollerare la violenza e l'estremismo in fabbrica, e si rivolge non solo
e non tanto contro i militanti delle azioni armate, ma contro le centinaia
di avanguardie protagoniste delle lotte di fabbrica e dell'insubordinazione
operaia. Secondo la Fiat, nel '78 40.000 ordini erano rimasti inevasi a
causa della conflittualità e della resistenza operaia contro la
produzione intensiva. Lo sciopero di protesta contro il licenziamento dei
61, indetto dalla Flm, fallisce, segno che qualcosa sta cambiando nelle
fabbriche, c'è una esigenza di ritorno all'ordine anche da parte
degli operai comunisti, dopo anni di martellante propaganda dello Stato
e del Pci "contro il terrorismo". Ma in realtà la battaglia "contro
il terrorismo" viene usata per altri fini, per sconfiggere la protesta
sociale animata dalla sinistra rivoluzionaria ed in particolare per sconfiggere
l'insubordinazione operaia che aveva reso ingestibile il comando capitalistico
in azienda.
14 dicembre Il governo vara il
decreto antiterrorismo, che prevede: fermo di polizia per 48 ore, inasprimento
delle pene, benefici ai terroristi pentiti.
1980
18 febbraio Il brigatista Patrizio
Peci viene arrestato. Sarà uno dei primi pentiti, e le sue rivelazioni
saranno fondamentali per la sconfitta delle Br.
8 maggio La Fiat mette in cassa
integrazione 78 mila dipendenti per 7 giorni da distribuire nell'arco di
40, avviando un piano di ristrutturazione dell'azienda che prevede una
forte diminuzione dell'organico.
2 agosto Nella sala d'aspetto della
stazione di Bologna scoppia una bomba: 85 morti e 200 feriti. La strage
coglie di sorpresa il paese, che credeva la stagione del terrorismo ormai
terminata. Le indagini sono ostacolate da depistaggi e coperture, ed alla
fine, dopo un lungo iter processuale in diversi gradi di giudizio, vengono
condannati terroristi neri, uomini dei servizi segreti e piduisti.
10 settembre La Fiat interrompe
le trattative col sindacato e licenzia 14.469 operai, il sindacato risponde
con lo sciopero ad oltranza.
26 settembre Il segretario del
Pci Berlinguer, in un comizio davanti alla Fiat, promette l'appoggio del
suo partito nel caso gli operai avessero deciso l'occupazione degli stabilimenti.
29 settembre La Fiat annuncia la
cassa integrazione a zero ore per 23.000 operai. La strategia della Fiat
punta alla fine della conflittualità in fabbrica, infatti i primi
delle liste dei cassintegrati sono quei lavoratori che sono stati maggiormente
protagonisti della conflittualità in fabbrica.
14 ottobre Per le vie di Torino
sfilano migliaia di tecnici e impiegati Fiat, chiedendo la fine dello sciopero.
E' il segnale della fine di un'epoca, l'epoca della conflittualità
in fabbrica e dell'insubordinazione operaia. La strategia della Fiat è
riuscita a dividere gli operai, che subiscono i tagli occupazionali delle
ristrutturazioni, dai tecnici e dagli impiegati, per i quali il posto di
lavoro non è in pericolo. Il padronato fa leva anche sullo scontento
di questi ceti per la politica di appiattimento salariale. I sindacati,
che probabilmente non avevano la volontà di proseguire la lotta,
colgono l'occasione della "marcia dei quarantamila" per porre fine alla
lotta, e firmano un accordo che prevede l'utilizzo della cassa integrazione
per i prossimi 36 mesi ed il passaggio ad altre aziende della manodopera
in esubero.
5 novembre Negli Usa il repubblicano
Ronald Reagan vince le elezioni presidenziali, con un programma di restaurazione
dei "valori tradizionali" americani, di riarmo e di confronto duro con
l'Urss, di tagli alle tasse per favorire i ricchi e di tagli alla spesa
sociale per diminuire gli aiuti ai poveri.
27 novembre A Salerno Berlinguer
dichiara che il Pci abbandona definitivamente la strategia del compromesso
storico per lanciare l'idea, che rimarrà sempre fumosa e indefinita,
dell'alternativa democratica.