Gianni Alasia nasce a Torino nel 1927. A 17 anni aderisce al Partito
socialista clandestino ed entra nelle brigate Matteotti, partecipando alla
liberazione di Torino. Operaio alla "Savigliano" è attivo nelle
lotte (trenta mesi) contro la smobilitazione dell'azienda e viene licenziato
per rappresaglia antisindacale.
Nel PSI è membro del Comitato centrale e partecipa alla grande
stagione della sinistra socialista collaborando alle pagine culturali dell'
Avanti e a Mondo operaio, nel breve periodo della gestione di Gianni Bosio.
Nel 1964 aderisce alla scissione del PSIUP e, allo scioglimento di questo
(1972), al PCI. Quindi, nel 1991, partecipa alla costruzione di Rifondazione
comunista. Consigliere comunale e provinciale, assessore regionale a lavoro
e industria, parlamentare.
La fase più significativa della sua lunga e ricca esperienza
politica è, però, quella di segretario della Camera del lavoro
di Torino, una realtà per molti aspetti diversa e atipica rispetto
a quella del sindacato nazionale. A Torino fioriscono esperienze di avanguardia,
nascono teorizzazioni e pratiche dal cui ambito sorgeranno gli stessi “Quaderni
rossi”, emergono dirigenti (Sergio Garavini) e un impegno che porteranno
al rilancio delle lotte dei metalmeccanici, alla ridiscesa in campo della
FIAT, ad un rapporto significativo con settori importanti del sindacalismo
cattolico, dalla FIM di Tridente alle ACLI di Reburdo (Alasia stesso ricorderà
questa stagione in suo suo splendido e commosso ricordo di Emilio Pugno,
altra grande figura del sindacalismo torinese).
Questi anni e queste tematiche ritornano nell'ultimo lavoro di Alasia
che ripercorre le lotte per le riforme negli anni Sessanta-Settanta, profondo
"salto qualitativo" per partecipazione e capacità propositiva rispetto
alla politica sindacale dei due decenni precedenti.
Il testo tocca il tema della scuola e della formazione che l'autore
segue da tempo (suo lo splendido I lavoratori studenti, Torino, Einaudi,
1969, ancor oggi l' unico ad occuparsi del problema), quello della salute
e della nocività nei luoghi di lavoro (nessun soldo paga la salute),
uno dei primi approcci alla tematica ecologica, affronta l' intreccio di
riforma del sistema pensionistico e di quello fiscale, della casa, di una
diversa politica dei trasporti.
Su molti di questi punti si manifesta, negli anni Settanta, la pratica
delle autoriduzioni delle bollette, letta non come "pratica dell'obiettivo",
ma come ricerca di costruzione di un' articolazione della lotta per le
riforme che fosse più incisiva e capace di determinare un rapporto
più diretto tra la vertenza e le sue finalità.
Proprio questa esigenza di controllo\verifica dell' azione sindacale
e dei suoi risultati è alla base, nella pratica della CGIL torinese,
dell' articolazione dell' azione confederale, della ricerca di una diversa
politica economica (il nuovo modello di sviluppo), con proiezione del potere
contrattuale costruito nelle aziende su un terreno più generale.
Il sindacato torinese si presenta, quindi, come quello più legato
ad una strategia articolata per le riforme, alla costruzione dei Consigli
di zona, struttura unitaria e corrispettivo territoriale dei consigli di
fabbrica, alla valorizzazione delle forme di unità sindacale, alla
costruzione delle vertenze di settore anche sulle scelte di investimento.
E' la conferenza dell' EUR (gennaio '78) a segnare la fine di questa ipotesi,
soprattutto per la sua fiducia nel "governo amico".
L’autore cancella alcuni luoghi comuni e molte semplificazioni: quella
di un sindacato "fabbricocentrico" o "FIATcentrico", quella di una meccanica
e unilaterale contrapposizione tra delegati e strutture o tra CGIL di sinistra
contrapposta a CISL e UIL.
Il testo si chiude con un commosso ricordo (oltre all'autore, Vittorio
Rieser e Marilde Provera) di Emilio Pugno che trae spunto dal film Gli
anni duri e ripercorre la sua militanza sindacale e il suo, non facile,
rapporto con il PCI: La gente come me ha bisogno di avere una tessera di
partito in tasca.
Un testo utile per riflettere su una stagione che può sembrare
lontana come dice la dedica dell' autore: A tutti voi, cari compagni, sentendo
il dovere di testimoniare, in tempi di degenerato individualismo e di "privatizzazione"
della politica, questa storia di lotte e di liberazione collettiva.