Arnoldi M., - Rinaldi G., Trent'anni dopo. Due saggi sul sessantotto, Edizioni dell'Orso, Alessandria, 1999, p. 148, L. 25.000
 

I saggi contenuti in questo libro sono relazioni tenute ad un seminario sul sessantotto organizzato ad Alessandria dall’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea e dall’Associazione “Amici di Salvatore Mattu”.
I saggi affrontano argomenti molto diversi: il primo è una riflessione sul “fenomeno sessantotto” come fenomeno internazionale, il secondo riguarda invece il ruolo del mondo cattolico nel sessantotto. Anche la dimensione geografica oggetto di analisi nei due saggi è diversa: nel primo, la dimensione geografica riguarda tutti i paesi in cui, a giudizio dell’autore, è avvenuto in qualche modo il “fenomeno sessantotto”. La dimensione geografica del secondo saggio, invece, riguarda l’Italia ed in parte entra anche nel dettaglio della situazione della provincia di Alessandria.
Il saggio sulla dimensione internazionale del sessantotto è una sintetica ma buona ricostruzione degli eventi che si svilupparono nel 1968 in diversi paesi europei, negli Stati Uniti e nel Giappone. Particolarmente utile ed interessanti sono le pagine dedicate ai paesi dell’Europa orientale: infatti, particolarmente in Jugoslavia ed in Polonia, vi furono importanti mobilitazioni sociali, che ebbero il perno negli studenti universitari. Raramente nei libri sul sessantotto vi sono informazioni su quanto avvenne in quei paesi, perciò fa piacere trovare un libro che se ne occupi.
Nel suo saggio sulla dimensione internazionale del sessantotto, Arnoldi delinea le differenti culture politiche che animarono i protagonisti del sessantotto nei diversi paesi. Nel risulta un quadro del sessantotto come un fenomeno di radicalizzazione che ha riguardato un po’ tutte le correnti politiche, non solo quelle di orientamento marxista, ma anche quella cattolica o quella liberaldemocratica. Come scrive Rinaldi, “se ci si sgancia da certe immagini troppo legate al sessantotto italiano o francese, si resta sorpresi per l’estrema varietà di culture presente nel movimento del sessantotto mondiale. Il sessantotto, complessivamente considerato fu estremamente variegato tanto che, nel suo ambito, con l’esclusione forse di quelle di estrema destra, trovarono posto praticamente tutte le ideologie caratteristiche del Novecento”.
Nei paesi anglosassoni la matrice liberaldemocratica fu quella prevalente, mentre quella marxista od operaista furono minoritarie od assenti. Il contrario avvenne invece in Italia ed in parte in Francia.
Nel nostro paese, dato il radicamento del cattolicesimo, era inevitabile che una parte dei cattolici si radicalizzasse, nei modi e nella forme più differenti: il sessantotto cattolico vede infatti una molteplicità di espressioni, alcune più direttamente politiche, altre più attive sul versante culturale o dell’impegno sociale, altre ancora sul versante ecclesiale. E’ nota a tutti l’opera di Don Milani e la critica al sistema scolastico da lui svolta insieme ai ragazzi della scuola di Barbina, ma in realtà i cattolici sono stati presenti nel sessantotto con una serie di iniziative che rappresentano la fase finale di un processo di radicalizzazione e di impegno sociale iniziato all’inizio degli anni sessanta, che si può datare col Concilio Vaticano II e proseguito con il rifiuto della guerra del Vietnam e la “scoperta” che si può e si deve collaborare con chiunque sia animato da propositi di impegno sociale e di solidarietà, anche non essendo credente.
In alcune province il ruolo dei cattolici fu significativo: è il caso anche della provincia di Alessandria: sul caso specifico, dopo una parte generale sul ruolo dei cattolici nel sessantotto italiano, il saggio di Rinaldi ricostruisce le vicende dei cattolici alessandrini.
In conclusione, è una piacevole sorpresa che da una realtà un po’ “remota” come la provincia di Alessandria provengano contributi di tale qualità, sia per quanto riguarda l’interpretazione generale del sessantotto che per quanto riguarda i casi specifici, come la questione cattolica e la realtà del sessantotto alessandrino.

Fabrizio Billi