I saggi contenuti in questo libro sono relazioni tenute ad un seminario
sul sessantotto organizzato ad Alessandria dall’Istituto per la Storia
della Resistenza e della Società contemporanea e dall’Associazione
“Amici di Salvatore Mattu”.
I saggi affrontano argomenti molto diversi: il primo è una riflessione
sul “fenomeno sessantotto” come fenomeno internazionale, il secondo riguarda
invece il ruolo del mondo cattolico nel sessantotto. Anche la dimensione
geografica oggetto di analisi nei due saggi è diversa: nel primo,
la dimensione geografica riguarda tutti i paesi in cui, a giudizio dell’autore,
è avvenuto in qualche modo il “fenomeno sessantotto”. La dimensione
geografica del secondo saggio, invece, riguarda l’Italia ed in parte entra
anche nel dettaglio della situazione della provincia di Alessandria.
Il saggio sulla dimensione internazionale del sessantotto è
una sintetica ma buona ricostruzione degli eventi che si svilupparono nel
1968 in diversi paesi europei, negli Stati Uniti e nel Giappone. Particolarmente
utile ed interessanti sono le pagine dedicate ai paesi dell’Europa orientale:
infatti, particolarmente in Jugoslavia ed in Polonia, vi furono importanti
mobilitazioni sociali, che ebbero il perno negli studenti universitari.
Raramente nei libri sul sessantotto vi sono informazioni su quanto avvenne
in quei paesi, perciò fa piacere trovare un libro che se ne occupi.
Nel suo saggio sulla dimensione internazionale del sessantotto, Arnoldi
delinea le differenti culture politiche che animarono i protagonisti del
sessantotto nei diversi paesi. Nel risulta un quadro del sessantotto come
un fenomeno di radicalizzazione che ha riguardato un po’ tutte le correnti
politiche, non solo quelle di orientamento marxista, ma anche quella cattolica
o quella liberaldemocratica. Come scrive Rinaldi, “se ci si sgancia da
certe immagini troppo legate al sessantotto italiano o francese, si resta
sorpresi per l’estrema varietà di culture presente nel movimento
del sessantotto mondiale. Il sessantotto, complessivamente considerato
fu estremamente variegato tanto che, nel suo ambito, con l’esclusione forse
di quelle di estrema destra, trovarono posto praticamente tutte le ideologie
caratteristiche del Novecento”.
Nei paesi anglosassoni la matrice liberaldemocratica fu quella prevalente,
mentre quella marxista od operaista furono minoritarie od assenti. Il contrario
avvenne invece in Italia ed in parte in Francia.
Nel nostro paese, dato il radicamento del cattolicesimo, era inevitabile
che una parte dei cattolici si radicalizzasse, nei modi e nella forme più
differenti: il sessantotto cattolico vede infatti una molteplicità
di espressioni, alcune più direttamente politiche, altre più
attive sul versante culturale o dell’impegno sociale, altre ancora sul
versante ecclesiale. E’ nota a tutti l’opera di Don Milani e la critica
al sistema scolastico da lui svolta insieme ai ragazzi della scuola di
Barbina, ma in realtà i cattolici sono stati presenti nel sessantotto
con una serie di iniziative che rappresentano la fase finale di un processo
di radicalizzazione e di impegno sociale iniziato all’inizio degli anni
sessanta, che si può datare col Concilio Vaticano II e proseguito
con il rifiuto della guerra del Vietnam e la “scoperta” che si può
e si deve collaborare con chiunque sia animato da propositi di impegno
sociale e di solidarietà, anche non essendo credente.
In alcune province il ruolo dei cattolici fu significativo: è
il caso anche della provincia di Alessandria: sul caso specifico, dopo
una parte generale sul ruolo dei cattolici nel sessantotto italiano, il
saggio di Rinaldi ricostruisce le vicende dei cattolici alessandrini.
In conclusione, è una piacevole sorpresa che da una realtà
un po’ “remota” come la provincia di Alessandria provengano contributi
di tale qualità, sia per quanto riguarda l’interpretazione generale
del sessantotto che per quanto riguarda i casi specifici, come la questione
cattolica e la realtà del sessantotto alessandrino.