Il romanzo fortemente autobiografico di una delle principali protagoniste della stagione della lotta armata in Italia, che i giornali dell’epoca chiamarono "la ragazza con il fucile". Uno spietato diario sentimentale. Tre anni di vita tra "armi e bagagli". Una clandestinità assoluta, condivisa in parte con uno dei fondatori delle Brigate Rosse, Corrado Alunni (che introduce il libro). Relazioni sociali e affetti costretti a concentrarsi nel ristretto circuito di persone appartenenti alla stessa "banda". Le divergenze, le rivalità interne e le scissioni. La continua paranoia di essere individuati, traditi, catturati, torturati. L’angoscia di dare e subire una violenza che inclina inesorabilmente verso la morte. La ricerca di una valida motivazione ideale a fondamenta delle proprie gesta e la consapevolezza di esprimere un immaginario da delirio ideologico. Ma in questo tragico contesto risalta il paradosso di una narrazione di incontenibile vitalità, ironica e autoironica, che usa il linguaggio della felicità e dell’amore, ricercati sempre e comunque, in ogni attimo, anche il più doloroso e terribile. L’autrice reclama così, con sincera spontaneità, la comprensione di un giudizio storico e la possibilità di una redenzione interiore. Non solo per se stessa ma anche per tutti i suoi compagni.
Teresa Zoni Zanetti ha 45 anni. Nella seconda metà degli anni
Settanta ha militato con alcune organizzazioni armate di sinistra. Dopo
tre anni di clandestinità viene arrestata. Condannata, sconta diciassette
anni di carcere. Nel 1997 pubblica il suo primo romanzo, Rosso di Mària.
L’educazione sentimentale di una bambina guerrigliera (Castelvecchi 1997,
collana DeriveApprodi).