Il problema della partecipazione della sinistra rivoluzionaria alle
elezioni si ripresentò nel 1975, in occasione delle amministrative.
Una volta stabilita l’opportunità di presentarsi, si avviò
la costituzione del cartello elettorale, che oltre al Pdup comprendeva
Ao, Mls, IV Internazionale, Lega dei comunisti ed altri gruppi minori.
Liste di Democrazia proletaria col simbolo del mappamondo, falce e tenaglia
furono presentate in sei regioni (Lombardia, Veneto, Umbria, Lazio, Molise,
Campania) e in alcuni comuni, tra cui Milano, mentre in altre quattro regioni
si presentò il Pdup da solo e a Torino e in Piemonte la lista "Democrazia
operaia" di Ao, mentre Lc si espresse per il voto al Pci.
Il buon risultato delle elezioni avviò la discussione sulla
possibile unificazione Ao-Pdup, oltre che sulla valutazione del Pci. Questi
due temi furono al centro del primo congresso nazionale del Pdup del gennaio
1976 a Bologna. Due relazioni introduttive che esprimevano differenti valutazioni:
quella di Miniati valorizza i movimenti e le lotte, e spinge per l’unificazione
con Ao, quella della Rossanda sostiene che nessuna alternativa è
possibile senza il Pci. Alla fine, Magri e Rossanda ottengono il 47% dei
voti, Foa, Miniati e Migone il 44%, e la mozione di mediazione di Pintor
il 9%.
Con le elezioni politiche fissate per il 20 giugno, si decise di ripresentare
la sigla Democrazia proletaria, col simbolo parzialmente modificato rispetto
all’anno precedente (la tenaglia diventa un martello). Al cartello elettorale
partecipò anche Lc, dopo notevoli ostilità da parte del Pdup.
Infatti il comitato centrale si divise tra la proposta di Miniati di accogliere
Lc e quella di Magri e Pintor, contraria. La consultazione delle federazioni
diede il 70% di contrari, ma nonostante ciò, di fronte ai rischi
di spaccatura della sinistra rivoluzionaria nell’imminenza delle elezioni,
il Pdup accettò Lc, i cui candidati avrebbero trovato posto in fondo
alle liste.
Dp ottenne 556.000 voti (1,5%) ed elesse sei deputati: Magri, Milani,
Castellina (Pdup), Gorla e Corvisieri (Ao), Pinto (Lc). Foa, che era stato
eletto a Torino e a Napoli, rinunciò in entrambe le circoscrizioni
facendo subentrare Corvisieri e Pinto.
Le rosee aspettative della vigilia elettorale crollarono. Cadde anche
la prospettiva strategica della nuova sinistra del "governo alle sinistre",
vista l’indisponibilità del Pci non solo per la mancanza dei numeri
in parlamento, ma soprattutto perché questo partito rifiutava di
cercare sbocchi a sinistra e anzi propose un governo di unità nazionale,
basato su ampie intese. Nacque poi il "governo delle astensioni", un monocolore
Andreotti con l’astensione di Pci e Psi.
La ricerca di un nuovo ruolo e il giudizio sul Pci divisero le organizzazioni
della nuova sinistra dall’autunno 1976 alla primavera 1977 con un dibattito
aspro.
Lc decise di "sciogliersi nel movimento" nel congresso di Rimini del
novembre 1976. Dopo le irricucibili spaccature tra donne e operai di Lc,
questo partito, fallita la prospettiva dell’alternativa basata sul coinvolgimento
del Pci, individuò una nuova prospettiva strategica nel "ritorno
alle origini" movimentiste e nel rifiuto dell’organizzazione, prospettiva
resa credibile dalla forza del movimento del ‘77.
Per quanto riguarda Pdup e Ao, iniziò un dibattito lungo e vivace
sulla valutazione del Pci e sul ruolo e le prospettive della nuova sinistra.
Iniziò anche una complicata serie di scissioni e di riaggregazioni
tra le forze che avevano dato vita al cartello elettorale.
In un primo tempo, sembrarono prevalere le forze che spingevano per
l’unificazione tra Pdup e Ao, però nel seminario congiunto di Bellaria
emersero differenti valutazioni su questioni fondamentali, soprattutto
sul Pci (l’alternativa deve vedere il coinvolgimento del Pci o no?).
Dal comitato centrale del 27 novembre la crisi precipita: Magri si
dimette da segretario, poi ritorna e sostituisce il tesoriere nazionale,
cercando di estromettere la minoranza di Foa e Miniati dalla gestione del
finanziamento pubblico.
Anche in Ao compaiono profonde divisioni tra l’area di Vinci e quella
del segretario Campi.