Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola.
Tomo I: Da ribelle a militante 1896-1936, Pisa, Biblioteca Franco
Serantini, 1999 (in coedizione con Noto, La Fiaccola - Milano, Zero in
Condotta), p. 479, L. 32.000.
Militante e storico dell’anarchismo spagnolo, Abel Paz (alias Diego
Camacho, Almeria 1921) visse in prima persona l’esperienza rivoluzionaria
de 1936 a Barcellona, di cui è praticamente l’unico sopravvissuto
in grado di fare ancora oggi opera di testimonianza, informazione, polemica.
A partire dalla fine degli anni ottanta, ha iniziato a pubblicare una ponderosa
autobiografia in cinque volumi, di cui questo Viaje al pasado (pubblicato
in Spagna nel 1995, in Italia intitolato Spagna 1936) rappresenta
la seconda tappa. Cresciuto negli ambienti anarchici dell’Andalusia rurale,
carichi di misticismo religioso, di attese messianiche nella rivoluzione
sociale libertaria, Camacho racconta di una adesione totale allo spirito
anarchico e alla sua organizzazione (la CNT, il sindacato anarchico), vissuta
non solo come strumento di difesa dei diritti, ma come condivisione di
un modo di affrontare l’intera vita. I giorni del luglio 1936 che seguono
il colpo di stato sono i giorni di una festa rivoluzionaria, dell’erompere
di una rabbia compressa contro tutto ciò che rappresenta l’oppressione:
anche chiese, conventi e biblioteche dei centri cattolici. Ha inizio una
sperimentazione libertaria che vede, nell’estate, l’esplodere della partecipazione
popolare. La colonna Durruti sarà l'emblema di questa rivoluzione
libertaria: i militanti anarchici si dirigono verso l’Aragona, ad esportare
la rivoluzione. La morte del leader anarchico, nel novembre 1936, è
uno spartiacque: inizia a porsi il tema dell’organizzazione, ed emergono
dibattiti e divisioni nel mondo anarchico sul tema della collaborazione
con le istituzioni repubblicane. La rivoluzione è finita, subentrano
le necessità della guerra: gli eventi del maggio 1937 rappresentano
la vittoria del principio organizzativo (prima vincere la guerra) sullo
spontaneismo anarchico. E’ una vittoria amara, che lascia 500 morti sul
campo di una lotta civile all’interno della guerra civile. A questo punto
il giovane Camacho lascia Barcellona, decide di girare la Catalogna per
conoscere sul campo le esperienze della collettivizzazione agricola. Rientra
nella capitale sul finire del conflitto: colonne di catalani iniziano a
dirigersi in Francia a partire dal gennaio 1939.
Qui si chiude questo capitolo dell’autobiografia di Camacho. Attraverso
la rievocazione del periodo centrale della storia dell’anarchismo spagnolo,
sebbene letto sempre attraverso gli occhi di un adolescente costretto a
“crescere in fretta”, l’autore riesce ad esprimere con freschezza la carica
spirituale, messianica, utopica del suo anarchismo e, insieme, la compresenza
di un ricco dibattito nel mondo libertario alle prese col problema dell’organizzazione
e della partecipazione al governo repubblicano.
Rientrato dall’esilio francese pochi anni dopo, per cercare di riorganizzare
la lotta antifranchista, Camacho finì in carcere dal 1942 al 1954.
Tornato poi in Francia, e rientrato in patria alla morte di Franco. Oggi
vive a Barcellona. Fra le tante opere a metà fra la ricostruzione
storica e la militanza, e oltre la sua autobiografia, ha raccolto per anni
materiale per la sua opera più importante, l’imponente biografia
di Durruti di cui ora appare in Italia la prima parte, pubblicato grazie
al meritorio sforzo congiunto di tre case editrici di ispirazione anarchica.
Vogliamo per ora limitarci ad una breve segnalazione: parleremo più
ampiamente della biografia nell’occasione dell’uscita del secondo volume.