Jacques Rossi, già membro del Partito comunista clandestino polacco, nel 1928 viene assunto dal Komintern come 'funzionario tecnico', ma nel 1937 è richiamato a Mosca, dove sono in corso le grandi purghe, e condannato per 'spionaggio a favore della Francia e della Polonia' a dieci anni di pena nel Gulag. Allo scadere della pena subisce una nuova condanna e verrà liberato solo nel 1956, dopo il XX congresso del Partito comunista sovietico. Per Jacques Rossi, che fino al momento del suo arresto non sa niente dell'Urss e del suo popolo, pur essendosi impegnato per diffondere l'idea di comunismo, l'universo concentrazionario in cui verrà imprigionato per circa vent'anni diventa uno straordinario campo di ricerca e di scoperta, e una grande scuola di vita. Il Gulag, in questo modo, si trasforma per lui in una sorta di 'laboratorio' sociologico che gli mostra la faccia del regime e insieme gli fa comprendere le deviazioni dell'utopia che si fa storia. Rossi non scrive le sue cronache per liberarsi la coscienza, ma per compiere un atto di resistenza contro un regime totalitario e un'idea che rischiano di essere assolti da gran parte del mondo intellettuale e democratico dell'Europa. Come scrive Todorov, "il programma nazista dice assai più la verità del sistema nazista di quanto non la dica il programma comunista del regime comunista [...] l'ideologia comunista è ben più lontana dalla realtà"; e il regime sovietico, come gli altri regimi che hanno governato e governano i popoli sotto la bandiera del comunismo, è molto più menzognero, illusorio, teatrale e romantico dei regimi fascisti. Ricordare i crimini del comunismo è utile a patto che non ci faccia dimenticare come la democrazia non sia di per sé una tecnica di governo virtuosa. Anche la tentazione del bene delle democrazie occidentali hanno avuto un volto assai pericoloso: nel XX secolo le dobbiamo già Hiroshima e Nagasaki. La messa in guardia dello scrittore David Grossman, perseguitato da Stalin, non dovrebbe essere dimenticata: "Là dove sorge l'alba del bene, muoiono vecchi e bambini, cola del sangue". (Frediano Sessi)