Numerosi, anche se purtroppo ancora insufficienti, gli studi su Raniero
Panzieri fondatore dei “Quaderni rossi” e teorico dell’operaismo italiano,
sino alla prematura morte nel 1964.
Meno noto è il suo percorso precedente, di militante socialista
in Sicilia, dal 1948 al 1955.
Domenico Rizzo, ex parlamentare del PSI, copre questo vuoto con uno
studio che ricostruisce gli “anni siciliani” di Panzieri. A Messina, chiamato
nel 1948 dal grande Galvano della Volpe alla cattedra di Filosofia del
diritto, lascia l’insegnamento dopo due anni per dedicarsi a pieno tempo
all’attività politica. Segretario della federazione provinciale
di Messina e quindi dal 1950 al 1955 segretario regionale, Panzieri intreccia
l’attività di funzionario (la ricostruzione del partito dopo la
sconfitta elettorale del ’48, le lotte contadine, l’impegno contro la legge
elettorale maggioritaria) a quella di studioso e teorico che emergerà
particolarmente nel tentativo, dopo il 1956, di fuoruscita, a sinistra,
dallo stalinismo.
Può sembrare discutibile, anche alla luce delle successive scelte
di Panzieri, che il suo lavoro, sulla scia di Rodolfo Morandi, ministro
socialista dell’industria nell’immediato dopoguerra, tenda alla costruzione
del centro sinistra e alle scelte “autonomiste” che caratterizzeranno il
PSI dopo il 1956 e la presa di distanza dal PCI. L’autonomia dal PCI e
dallo stalinismo può anche essere letta come ricerca di una ipotesi
“a sinistra” e come diversa lettura rispetto al marxismo dogmatico e ossificato
degli anni Quaranta- Cinquanta (è presente la lezione dellavolpiana).
A parte questo aspetto, il libro è di particolare interesse
per la ricostruzione della biografia politica di una delle maggiori voci
del socialismo e della sinistra nell’Italia repubblicana.
Sergio Dalmasso