IDEE GUIDA PER IL PROGETTO DI LEGGE REGIONALE
IN MATERIA D’ISTRUZIONE, FORMAZIONE E TRANSIZIONE
AL LAVORO
Il sapere è un decisivo elemento di sviluppo personale e sociale e, per questo, è investimento prioritario della Regione Emilia-Romagna. Elevare progressivamente il numero di ragazze e ragazzi che possiedano o un diploma di scuola media superiore o una qualifica professionale, è l’obiettivo fondamentale del progetto di legge in materia d’istruzione, formazione e lavoro della Regione. Oggi sono troppo pochi i giovani che raggiungono questo traguardo e che perciò rischiano una vera e propria esclusione dal sapere, condizionante elemento di svantaggio che potrà trasformarli in adulti a rischio di sottooccupazione, disoccupazione ed emarginazione sociale. Occorre dunque che il sistema scolastico e formativo accompagni tutti i ragazzi e le ragazze – tutti, e non uno di meno – al successo formativo, cioè al conseguimento del diploma o della qualifica professionale, secondo le attitudini personali.
La Regione pone la persona al centro delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro, garantendo ad ognuno, in condizioni di pari opportunità, l’accesso a tutti i gradi dell’istruzione, il sostegno per il conseguimento del successo scolastico e formativo e per l’inserimento nel mondo del lavoro.
Al fine di consentire l’effettiva fruizione di questi diritti, la Regione sostiene i processi di crescita culturale e professionale delle persone, il diritto allo studio e all’apprendimento per tutta la vita, mediante la programmazione di adeguate opportunità formative, articolate nell’intero territorio regionale, con particolare attenzione alle aree deboli ed alla montagna. Promuove altresì le pari opportunità delle persone nell’inserimento lavorativo, l’adeguamento delle competenze professionali dei lavoratori, il principio di integrazione e inclusione sociale.
Particolare attenzione è rivolta alle persone disabili, in stato di svantaggio individuale e sociale ed agli stranieri immigrati. A favore di questi ultimi, in particolare, deve essere studiato l’adeguamento dell’offerta formativa nelle modalità organizzative, nelle metodologie e nei contenuti, anche attraverso attività di mediazione culturale.
La scuola ha fatto molto per raggiungere questi obiettivi; già oggi è più avanzata rispetto alle leggi che la regolano grazie alle sfide che ha affrontato e alle esperienze di questi anni; ma può crescere ancora.
IL QUADRO DI RIFERIMENTO: LA RIFORMA COSTITUZIONALE
Il progetto di legge prende il via dalle importanti novità introdotte dalla riforma costituzionale. La Regione Emilia-Romagna colloca la propria iniziativa legislativa all’interno e nel pieno recepimento dell’ordinamento nazionale dell’istruzione, la cui definizione è di esclusiva competenza dello Stato. Le norme che definiscono i cicli scolastici, l’età di accesso ai diversi cicli di istruzione, i curricula scolastici di carattere nazionale, l’autonomia delle istituzioni scolastiche, gli organi collegiali, la parità scolastica, lo stato giuridico ed i contratti di lavoro del personale sono elementi costitutivi dell’ordinamento nazionale dell’istruzione e, pertanto, sono definite dalla legislazione nazionale e assunte da quella regionale. Tale fondamentale corpo normativo rappresenta la garanzia dell’unitarietà a livello nazionale del sistema dell’istruzione, a tutela del diritto di ogni ragazza e ragazzo all’accesso a tutti i livelli di istruzione ed al successo formativo. Anche per la formazione professionale, la Regione lavora per la definizione di standard formativi nazionali, per la definizione delle qualifiche professionali e per la loro spendibilità nazionale.
La Regione Emilia-Romagna, quindi, non intende perseguire alcun disegno di "regionalizzazione dell’istruzione", ma s’impegna per un governo della stessa, per la sua qualificazione e per una sua maggiore rispondenza alle esigenze delle persone e del sistema economico e sociale.
ASSI FONDAMENTALI DELLA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE
Per queste finalità e in questo quadro istituzionale, la Regione, in applicazione alle nuove competenze costituzionali, propone un progetto di legge che norma il sistema regionale integrato dell’istruzione, della formazione professionale e della transizione al lavoro.
Esso si basa su alcuni punti fondamentali:
Sono questi i cardini fondamentali del sistema formativo regionale integrato.
Esso è costituito dall’insieme delle azioni e delle relazioni che i soggetti operanti nel campo dell’istruzione e della formazione, dell’orientamento e della transizione al lavoro, instaurano tra loro per arricchire e qualificare l’offerta formativa e consentire che le competenze acquisite in un settore o ambito possano essere trasferite in altri settori o ambiti.
Si tratta di un sistema che valorizza una molteplicità di opportunità per costruire ed arricchire il patrimonio di competenze personali, acquisibili lungo tutta la vita, nel campo dell’istruzione, scolastica ed universitaria, della formazione professionale, del lavoro e dell’educazione/formazione non formale. Non è quindi semplice somma dei singoli componenti (interazione), né la sede di opportunità parallele che inseguono il medesimo obiettivo, il che inevitabilmente provocherebbe gerarchizzazione e potenziale dispersione; è piuttosto il valore aggiunto di un’offerta che deriva dagli effetti della complementarità delle componenti.
Per raggiungere questi obiettivi va ulteriormente rafforzata e valorizzata l’identità del sistema della formazione professionale, definendo le qualifiche professionali e i relativi profili formativi in collaborazione con le parti sociali. Inoltre il pdl dovrà delineare le caratteristiche fondamentali delle tipologie formative - tra cui la formazione iniziale, la formazione superiore e la formazione continua – definendo altresì le caratteristiche qualificanti su cui si basa il sistema stesso. Tra queste, l’accreditamento dei soggetti, la formazione dei formatori, i crediti formativi.
CERTEZZA E AUTONOMIA NELLA GESTIONE DELLE RISORSE
Per contrastare la logica dei tagli e del centralismo presente nei provvedimenti finanziari del governo, per dare certezza delle risorse e per valorizzare l’autonomia della scuola sarà avanzata una proposta di legge alle Camere circa la creazione di un fondo regionale per il sistema formativo integrato da attribuire alla direzione scolastica regionale e alla Regione. Si propone che tale fondo non sia attribuito sulla base del numero dei docenti ed altro personale, più le spese generali – come avviene ora – ma in relazione alla popolazione scolastica dai tre anni e fino ai giovani in obbligo formativo nell’istruzione, nella formazione professionale e nell’apprendistato. Solo con questa nuova modalità di attribuzione delle risorse, saranno valorizzate le capacità gestionali delle singole scuole e dell’Amministrazione scolastica, rendendo concreto da un punto di vista gestionale il principio dell’autonomia.
VALORIZZAZIONE DELLE AUTONOMIE SCOLASTICHE
Punto essenziale della riforma attualmente in vigore è l’autonomia scolastica che la Regione, contro ogni tentativo di soffocamento o compressione, intende valorizzare quale garanzia della libertà di insegnamento, di pluralismo culturale e come strumento per realizzare piani formativi personalizzati, adeguati alle domande delle famiglie e in stretto collegamento con le necessità del territorio. Coerentemente, a sostegno dell’autonomia, il pdl impegna la Regione a trasferire alle scuole ogni competenza propria in materia curriculare e didattica, in particolare le quote dei piani di studio, che saranno attribuiti dal progetto Moratti e dal nuovo testo di riforma costituzionale alla Regione stessa, espropriando le scuole della competenza attuale sulla definizione del 15% del monte ore.
Per valorizzare l’autonomia scolastica, la Regione e gli Enti locali sostengono:
- l’innovazione didattica, progetti di qualificazione dell’offerta formativa, prioritariamente realizzati da istituzioni scolastiche in rete o in consorzio; azioni volte al perseguimento del successo formativo ed al contrasto della dispersione scolastica; azioni volte all’integrazione dei ragazzi disabili e stranieri o in condizione di disagio sociale;
- il rafforzamento dei rapporti fra le scuole, fra queste e gli Enti locali, la valorizzazione delle diverse risorse (educative, formative, culturali, scientifiche, tecniche, tecnologiche e professionali) presenti nel territorio, nonché la ricerca di integrazioni curriculari ed extracurriculari con la formazione professionale, atte a personalizzare i percorsi ed a corrispondere alle caratteristiche produttivo-professionali dei territori.
La Regione inoltre, sulla base delle azioni e delle sperimentazioni svolte negli ambiti citati e della relativa valutazione di esito, elabora progetti concernenti innovazioni di carattere ordinamentale, da proporre allo Stato ai sensi dell’art. 11 del DPR 8 marzo 1999, n. 275 "Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche" per l’attribuzione di forme di autonomia più estese.
Quale ulteriore strumento di sostegno allo sviluppo dell’autonomia e al compito di docenti e formatori, la legge promuove l’istituzione di Centri di servizi e di consulenza (CSC). Tali centri – che potranno essere costituiti anche da consorzi o reti di scuole e che si collegano alle esperienze già promosse dagli enti locali e dalle scuole - avranno lo scopo di mettere in rete le migliori esperienze di innovazione didattica e offriranno servizi su richiesta delle istituzioni scolastiche, o degli enti locali.
La Regione e gli Enti locali sostengono "la scuola fuori dalla scuola", cioè le iniziative delle istituzioni scolastiche, degli enti di formazione e dei soggetti del Terzo settore per la realizzazione di progetti formativi in ospedale, in carcere e nelle comunità per tossicodipendenti, con particolare riferimento a progetti di continuità scolastica ed educativa fra scuola ed ospedale, di recupero formativo per adulti in carcere o nelle comunità per tossicodipendenti, di reinserimento in formazione di adolescenti con problemi di disagio sociale, mentale o collegato con dipendenze.
CONTINUITA’ DEI PERCORSI FORMATIVI
Obiettivo della legge è elevare il livello di cultura generale di tutti i ragazzi e le ragazze della regione. Strumento principale per raggiungere questo obiettivo sarà rafforzare i livelli di continuità del percorso scolastico che, anche senza la creazione di cicli unitari, dovrà garantire continuità didattica tra i vari ordini di scuola. A fronte di tempi di crescita e di apprendimento molto differenti tra i bambini e gli adolescenti, infatti, cicli e percorsi scolastici brevi, con interruzioni, possono produrre ostacoli per i ragazzi più lenti e con difficoltà. E’ per questa idea di progetto educativo, rispettoso dei ritmi personali, che siamo contrari all’anticipo delle iscrizioni alla scuola dell’infanzia ed elementare, alla frammentazione del ciclo primario in sequenze sempre più brevi (1+2+2+2+1).
La Regione promuove invece la costruzione di percorsi didattici ed educativi più continui, più rispettosi dei diversi modi e tempi di apprendimento. Tale continuità didattica potrà essere garantita, ad esempio, dagli istituti comprensivi (materne, elementari e medie insieme) che la Regione intende diffondere con l’obiettivo di una progressiva generalizzazione; da progetti di continuità tra materne ed elementari ed elementari e medie.
La scuola dell’infanzia, a norma delle leggi 30/2000, nonché 62/2000 art. 1 commi 1 e 2, è parte del sistema nazionale d’istruzione. La Regione e gli Enti locali perseguono la generalizzazione della scuola dell’infanzia per tutti i bambini e le bambine in età tra i 3 e i 6 anni, anche tramite mezzi propri, aggiuntivi a quelli statali, finalizzati all’ampliamento dell’offerta scolastica e alla sua fruizione.
Qualora la normativa nazionale preveda l’anticipazione dell’età di accesso alla scuola dell’infanzia, sarà definito un progetto educativo specifico, supportato da personale e spazi adeguati, di transizione tra il nido e la materna a partire dai due anni e mezzo.
Il tempo scuola, cioè una scuola articolata su un tempo lungo (alle elementari e alle medie), è uno strumento importante per realizzare gli obiettivi di continuità didattica e di rispetto dei tempi dei bambini: pertanto vanno sostenute le esperienze di tempo pieno e tempo prolungato, già ampiamente diffuse nella nostra Regione, ora messe a rischio e in parte già ridotte dai tagli attuati e previsti dalle norme finanziarie del governo.
INTEGRAZIONE E COLLABORAZIONE TRA SOGGETTI AUTONOMI
Un’istruzione di qualità per tutti, il sostegno al successo formativo per tutti, l’obiettivo del "non uno di meno", comportano la valorizzazione di tutte le esperienze e le innovazioni che, per volontà dei docenti, degli organi collegiali, degli studenti, delle autonomie locali, di tutti coloro che lavorano per la scuola, si sono realizzate. La Regione vuole contribuire a diffonderle, rafforzarle e sostenerle.
In questo percorso è necessario che gli insegnanti e i ragazzi non siano lasciati soli, in quanto una scuola di qualità per tutti, dove si integrano e si accompagnano gli studenti stranieri, disabili e ragazzi in difficoltà, è una scuola difficile, che impegna risorse, intelligenze, competenze e passioni. Occorre mettere in campo risorse aggiuntive del territorio, degli enti locali, dell’associazionismo culturale ed economico, del terzo settore, della formazione professionale, attraverso progetti integrati, percorsi di sostegno, in cui gli strumenti e le competenze del sociale, della cultura si integrano con quelli della formazione, del lavoro, dell’istruzione. Si tratta di costruire una strategia di collaborazione tra le istituzioni, di integrazione delle politiche, dei soggetti, delle progettualità e degli interventi, che sempre meno debbono configurarsi con interventi separati, definiti e gestiti da strutture verticali, in un sistema che valorizzi le autonomie e le specificità dei singoli soggetti.
E’ essenziale che siano valorizzate le autonomie e le specificità dei vari soggetti, che non devono mai operare in una logica di isolamento o peggio di competizione, bensì in un sistema di collaborazione istituzionale ed integrazione delle competenze professionali.
Questo è il senso reale e profondo che sta alla base di un sistema formativo radicato nei territori: risposte più qualificate ai bisogni formativi, percorsi più personalizzati, autonomia dei soggetti più relazione tra le esigenze e le risorse espresse dai territori; un sistema formativo che persegue obiettivi di qualità personalizzati e non standardizzabili, deve organizzarsi su un modello non centralizzato.
INTEGRAZIONE TRA ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE
L’OBBLIGO SCOLASTICO E L’OBBLIGO FORMATIVO
La Regione intende garantire l’obbligo scolastico almeno fino agli attuali 15 anni, rafforzandolo in relazione al biennio della scuola superiore - anche qualora il progetto Moratti lo riduca di un anno - stabilendo che l’accesso alla formazione professionale sia consentito solo a coloro che abbiano assolto all’obbligo e, comunque, abbiano compiuto il 15° anno di età.
Al termine dell’obbligo lo studente può iscriversi o alla istruzione con contenuti professionalizzanti o passare alla formazione professionale.
In particolare, l’ultimo anno dell’obbligo scolastico – in pratica il primo anno delle superiori – dovrà essere impostato su un’offerta differenziata, che fornisca strumenti orientativi ed opportunità aggiuntive ai ragazzi e alle ragazze che avrebbero intenzione di non proseguire gli studi; accanto ai percorsi tradizionali, cioè, deve essere realizzata un’offerta integrata d’istruzione e formazione professionale, flessibile e caratterizzata da metodologie didattiche innovative, che ricomprendano anche esperienze di tirocini e stages, l’utilizzo di laboratori specializzati e delle nuove tecnologie.
Pur non essendo di competenza regionale l’innalzamento dell’obbligo scolastico, che pure vorremmo si realizzasse, la proposta di legge intende progettare e favorire al massimo la frequenza, almeno fino a 16 anni, del primo biennio della scuola superiore. Per questo, partendo da concrete sperimentazioni da avviare già nel prossimo anno scolastico, si intende costruire un percorso biennale che comprenda il primo e il secondo anno delle superiori, cioè fino ai 16 anni, e che garantisca comunque – anche a coloro che sceglieranno la formazione professionale - l’insegnamento delle discipline essenziali di base dell’istruzione e che consenta a ragazzi e ragazze di rientrare nell’istruzione in qualsiasi momento, proprio perché hanno seguito corsi molto integrati.
In sostanza, in ogni scuola superiore sarà possibile frequentare o il corso di studi tradizionale o quello più professionalizzante; queste due possibilità non si configureranno come un "doppio canale", che divide gli studenti tra quelli che proseguiranno gli studi e quelli che andranno a lavorare, perché si formuleranno progetti formativi personalizzati che consentiranno "passaggi" attraverso l’attribuzione di crediti. Inoltre anche coloro più coinvolti nella formazione professionale apprenderanno quei saperi di base e trasversali che consentiranno loro di guardare con maggiore sicurezza al mercato del lavoro.
La realizzazione del biennio integrato deve essere avviata attraverso sperimentazione di sistema, definite nel quadro di accordi interistituzionali tra Regione e Ministero, che rappresentano la base per successive convenzioni da stipularsi tra istituzioni scolastiche ed enti di formazione professionale. Al fine di strutturare l’offerta relativa all’obbligo formativo, la Regione si propone di accrescere il riconoscimento sociale del sistema integrato assicurando pari dignità tra i sistemi di istruzione e di formazione.
Dai 16 anni, dopo il biennio, l’obbligo formativo può essere svolto anche attraverso la modalità dell’apprendistato.
Qualora il ragazzo non si rivolga all’apprendistato, deve poter disporre di un percorso che mantenga le caratteristiche dell’integrazione tra istruzione e formazione professionale per rispettare le finalità sopra enunciate. In tale caso, il terzo anno del percorso integrato - che può essere svolto nella formazione professionale – oltre allo sviluppo dei contenuti professionalizzanti deve mantenere insegnamenti di cultura generale, in modo da garantire il riconoscimento dei crediti formativi per il rientro nell’istruzione. Al termine del terzo anno, è comunque previsto il conseguimento di qualifica professionale di primo grado.
Analogo percorso è delineato per il quarto anno, al termine del quale si consegue una qualifica professionale di secondo grado.
La coprogettazione del percorso integrato, sia del biennio sia del terzo e del quarto anno, rappresenta la base per il reciproco riconoscimento dei crediti formativi, condizione indispensabile per consentire - dopo l’acquisizione della qualifica di secondo grado, e quindi a 18 anni - a chi desidera proseguire verso l’università di riprendere gli studi al quinto anno dell’istruzione e sostenere l’esame di Stato.
Questo percorso sarà possibile in ogni tipologia di scuola superiore: dagli istituti professionali e tecnici ai licei, per rendere effettivo l’obbligo formativo fino ai 18 anni, come avviene in tanti paesi europei, consentendo a tutti i ragazzi e le ragazze il raggiungimento di un diploma superiore o di una qualifica professionale.
Da un percorso così strutturato nella formazione professionale, oltre che da quello scolastico, si ha l’accesso agli I.F.T.S., che rappresentano l’offerta formativa integrata a livello superiore.
Nella individuazione di questo percorso formativo integrato per l’adempimento dell’obbligo formativo c’è l’obiettivo di dare una risposta in termini di valorizzazione della cultura e dell’istruzione tecnico-professionale, a fronte di forti rischi d’impoverimento; il doppio canale, infatti, rischia di connotare come subalterna, di serie B, l’offerta formativa tecnico-professionale, con ripercussioni gravemente negative anche in rapporto ai fabbisogni professionali del mercato del lavoro.
Pur non avendo interesse a rivendicare la gestione di una parte degli attuali istituti professionali di Stato, la Regione intende sviluppare a pieno la propria competenza costituzionale sulla istruzione e formazione professionale, per dare vita ad un sistema integrato, fortemente innovativo nella didattica, interconnesso con le esperienze lavorative (tirocini e stage), appetibile per la propria offerta formativa e per gli sbocchi professionali che può dare.
LA QUALIFICAZIONE DEI DOCENTI E DEI FORMATORI
ASSEGNI DI STUDIO PER GLI INSEGNANTI E "ANNO SABBATICO"
La Regione intende sostenere le attività di qualificazione continua sia degli insegnanti sia dei formatori. Si investe perciò nella formazione e inoltre si propone di istituire assegni di studio annuali da destinare al personale docente che intenda avvalersi del periodo di aspettativa previsto dalla legge 448 del ’98. Tali assegni, vere e proprio "borse di studio" saranno concessi a docenti e formatori che progetteranno un personale progetto di aggiornamento legato alle esigenze didattiche.
ISTRUZIONE E FORMAZIONE PER TUTTO L’ARCO DELLA VITA
La Regione intende promuovere un sistema integrato di educazione degli adulti per favorire il recupero scolastico e formativo, la diffusione del sapere, e il pieno sviluppo della personalità e della socialità dei cittadini. Il sistema integrato di educazione degli adulti include l’insieme delle opportunità formative, offerte dalle istituzioni scolastiche e universitarie, dagli enti di formazione, da associazioni e autonomie locali, dall’Università della terza età, per rispondere alle esigenze delle persone rilevate sul territorio in collaborazione con i Comuni e con l’istituzione di una sede di concertazione presso ogni Provincia. Questa offerta di formazione per tutto l’arco della vita, essenziale elemento di sviluppo sociale, è fortemente sostenuta dall’Unione Europea e ignorata dal progetto Moratti.
IL "PORTFOLIO FORMATIVO"
Per costruire un sistema formativo integrato è necessario favorire il riconoscimento e la certificazione delle competenze acquisite da parte dei soggetti dell’istruzione e della formazione; si tratta di un diritto fondamentale di ogni persona che abbia concluso un percorso scolastico o formativo.
Tramite accordi con le componenti del sistema formativo integrato – titolari delle certificazioni delle competenze – dovranno essere definiti contenuti e procedure condivisi per il riconoscimento reciproco delle diverse competenze. Viene anche istituito un "portfolio" formativo personale, a richiesta degli interessati, che raccoglie tutti i crediti formativi acquisiti da una persona nel corso della sua vita. Per essere davvero utili queste certificazioni devono essere spendibili a livello nazionale e comunitario: per questo la legge prevede accordi con le altre Regioni per individuare percorsi formativi equivalenti e certificazioni valide su tutto il territorio nazionale. Per l’ambito europeo si tratta di adottare gli indicatori stabiliti dall’Unione.
ORIENTAMENTO
Nell’ambito del sistema formativo integrato, la funzione d’orientamento, svolge un ruolo fondamentale per il successo formativo stesso. Essa si esplica nell’educazione alla scelta nel contesto di percorsi d’istruzione e formazione, nell’educazione alle opportunità professionali, finalizzate alla conoscenza anche diretta del mondo del lavoro, nell’aiuto alla ricerca di prima o nuova occupazione. La Regione promuove l’organizzazione policentrica di tale funzione, al fine di valorizzare, integrare e razionalizzare i soggetti che vi operano.
3 ottobre 2002