I PLASMIDI

I plasmidi batterici sono piccole molecole di DNA ad anello che si riproducono in modo autonomo e non hanno connessioni con il DNA della cellula. Introdotti in una cellula ospite, questi possono restarvi sia allo stato integrato sia libero nel citoplasma. Alcuni di essi contengono geni per la resistenza agli antibiotici che consentono la diffusione del fenomeno della resistenza. Poiché gli antibiotici sono sostanze naturali che erano presenti in natura prima che l’uomo li scoprisse, non è strano che gli antibiotici vengano metabolizzati da alcuni batteri con geni atti alla loro distruzione, geni che si possono scambiare attraverso la coniugazione batterica , la trasduzione (attraverso virus batteriofagi) e la trasformazione batterica. La scoperta del fenomeno della resistenza risale al 1959 quando si osservò che il batterio Shigella dysenteriae, insensibile al trattamento antibiotico, conteneva dei "fattori" che codificavano per l’enzima penicillinasi, capace di degradare la penicillina rendendo resistente il batterio; questi "fattori" erano appunto i plasmidi. Molti plasmidi accumulano una forma di resistenza multipla che vanifica l’effetto di molti antibiotici, rendendo difficile la terapia antibatterica. Il fenomeno è stato favorito dall’uso spesso eccessivo di antibiotici. Presente esclusivamente nei procarioti, l’operone è un’entità operativa genetica costituita da un aggregato di geni (geni strutturali) da un promotore e da un gene operatore che ne controlla l’attività.