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Censimenti
Come cambia Bologna
Le principali trasformazioni della città nella seconda metà del XX secolo analizzate attraverso i dati dei Censimenti dal 1951 al 2001

Novembre 1951: i bolognesi, come tutti gli italiani, sono alle prese con il primo censimento del secondo dopoguerra.

A pochi anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale e dall’avvento della Repubblica, Bologna si presenta come una città in cui risiedono poco più di 340 mila persone, capoluogo di una provincia che ne conta quasi 764 mila.

Le donne sono già più numerose degli uomini e la popolazione è giovane: i bambini e i ragazzi al di sotto dei 18 anni rappresentano infatti oltre un quinto della popolazione, mentre gli anziani sopra i 64 anni non arrivano al 10%.

Le famiglie, in totale quasi 102 mila, sono ancora piuttosto articolate e vedono spesso al loro interno la presenza di più figli e di più generazioni; ne consegue che la dimensione media dei nuclei familiari è relativamente elevata (3,3 componenti).

Ma dove vivono queste famiglie? A disposizione dei bolognesi ci sono oltre 88 mila alloggi, di cui però quasi 2 mila non occupati da persone residenti. Il patrimonio abitativo è dunque inferiore al numero dei nuclei familiari e così per circa 10 mila famiglie la soluzione è quella della coabitazione con un altro nucleo.

La presenza di famiglie piuttosto ampie unitamente al fenomeno delle coabitazioni fa sì che all’interno dello stesso alloggio vivano in media 3,7 persone. Inoltre le condizioni economiche della popolazione non favoriscono certo l’acquisto dell’abitazione in cui vivere: l’80% delle famiglie bolognesi si rivolge pertanto al mercato dell’affitto.

Nei primi anni ’50 sono ancora relativamente pochi i ragazzi che proseguono gli studi oltre l’obbligo scolastico e il livello di istruzione della popolazione nel suo complesso risulta ancora basso. In città le persone analfabete sfiorano le 10 mila unità (3% della popolazione da 6 anni in poi) e risultano più numerose dei laureati; ma ci sono anche 34 mila bolognesi (pari all’11% della popolazione) che, pur sapendo leggere e scrivere, non hanno conseguito nemmeno la licenza elementare. Le donne risultano particolarmente svantaggiate: fra gli analfabeti e coloro che sono privi di un qualsiasi titolo di studio quasi 2 su 3 sono donne.

Anche i dati sul lavoro e sulle imprese fotografano una realtà sociale ed economica ancora arretrata. Solo 48 bolognesi su 100 sono attivi nel mercato del lavoro e ben il 56% delle donne è casalinga. La maggioranza degli attivi (41%) si concentra nell’industria; seguono i servizi (30%), il commercio (24%) e l’agricoltura, che in città riveste già un ruolo residuale (5%).

Nel 1951 il tessuto economico bolognese si basa su quasi 14 mila imprese; le unità locali, ovvero i luoghi fisici dove vengono prodotti beni o erogati servizi, sono invece oltre 15 mila ed offrono 93.400 posti di lavoro, il 55% dei quali nelle attività industriali.

Questo è per sommi capi il ritratto statistico della Bologna dell’inizio degli anni ’50.

A mezzo secolo di distanza sono ancora i dati censuari a testimoniare l’enorme cambiamento che ha ridisegnato il volto della nostra città.

Ottobre 2001: prende il via il primo censimento del nuovo millennio. La Bologna degli anni 2000 è una città di oltre 371 mila abitanti inserita in una provincia in cui risiedono 915 mila persone. La taglia demografica del capoluogo emiliano non è molto cambiata rispetto a mezzo secolo prima (31 mila abitanti in più), anche se all’inizio degli anni ’70 la popolazione bolognese ha sfiorato il traguardo del mezzo milione. Diversa è invece la distribuzione della popolazione sul territorio; se nel 1951 il centro storico contava circa 113.700 residenti, all’inizio del nuovo secolo essi superano di poco i 52 mila.

Le donne si confermano più numerose degli uomini (54%) e la popolazione è parecchio invecchiata: i bambini e i ragazzi al di sotto dei 18 anni (quasi 41.400 nel 2001, 29 mila in meno rispetto a cinquant’anni prima) rappresentano infatti soltanto l’11% della popolazione, mentre gli anziani sopra i 64 anni in mezzo secolo sono quasi triplicati, sfiorando una quota pari al 27% e attestandosi poco al di sotto delle 100 mila unità.

Nel tessuto demografico bolognese si sono inseriti nuovi soggetti: si tratta dei cittadini di nazionalità non italiana. Nel 2001 gli stranieri residenti sono poco più di 14 mila, ma il fenomeno è ancora ridotto, se si pensa che cinque anni dopo saranno oltre 30 mila.

Le famiglie, in totale circa 177.700, sono invece molto più numerose (75 mila in più in mezzo secolo) ed anche molto cambiate: la loro struttura è ora piuttosto semplificata, il numero di figli si è ridotto e sono molto frequenti (38%) i casi di persone che vivono sole per scelta o per la loro età avanzata. Così la dimensione media della famiglia bolognese nel 2001 è di poco superiore ai 2 componenti.

E la condizione abitativa com’è cambiata? In 50 anni il patrimonio edilizio cittadino è più che raddoppiato arrivando a quasi 195 mila alloggi; di questi, 21.500 sono occupati da persone non residenti (principalmente studenti universitari e lavoratori fuori sede, che sono complessivamente oltre 50 mila) oppure risultano non utilizzati.

Si tratta di abitazioni mediamente più ampie a disposizione di famiglie sempre più piccole: di conseguenza all’interno dello stesso alloggio vivono in media soltanto 2,1 persone. Inoltre il notevole miglioramento delle condizioni economiche della popolazione, unitamente alla sempre maggiore propensione a possedere la casa in cui si vive, hanno portato in mezzo secolo ad una riduzione delle famiglie in affitto dall’80% al 29%.

La Bologna del 2000 è una città caratterizzata da un tasso di scolarità molto elevato: vi risiedono infatti quasi 54 mila laureati (15% della popolazione da 6 anni in poi) e ben 102 mila persone sono in possesso di un diploma di scuola media superiore (29%). Solo meno del 7% della popolazione non ha alcun titolo di studio. Le donne hanno colmato il distacco che le separava dagli uomini e ora sono più numerose sia tra i laureati che tra i diplomati.

I dati sul lavoro e sulle imprese confermano il grande cambiamento avvenuto nell’ultimo mezzo secolo. Il fenomeno più evidente è il massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro: fra coloro che hanno un’occupazione le donne sono quasi la metà (46%) e le casalinghe sono ormai una minoranza. Inoltre il tasso di disoccupazione femminile supera quello maschile soltanto di un punto percentuale ed entrambi sono a livelli ormai fisiologici.

I lavoratori nell’industria si sono ridotti ad una quota pari al 24%, quelli nel commercio al 15%, mentre ben il 60% della forza lavoro è occupata nei servizi pubblici e privati. Nel 2001 l’economia del capoluogo emiliano si basa su quasi 39 mila imprese e 2.500 istituzioni pubbliche e private; le unità locali sono invece complessivamente 45 mila ed offrono 206 mila posti di lavoro, oltre il doppio rispetto a mezzo secolo prima.

Da queste brevi considerazioni emerge chiaramente l’importante ruolo svolto dai censimenti nell’ambito dell’attività statistica pubblica; una fonte di dati insostituibile che ha consentito confronti temporali e spaziali altrimenti impossibili. Questa è forse la principale motivazione che ci ha spinti a raccogliere, memorizzare e diffondere in formato digitale le elaborazioni degli ultimi sei censimenti, affinché risultasse ancora più agevole il reperimento e l’utilizzo di questi dati altrimenti consultabili soltanto su pubblicazioni cartacee.

Le informazioni raccolte si riferiscono al comune di Bologna e agli altri comuni della provincia; per i censimenti più recenti sono disponibili ulteriori articolazioni territoriali (es.: la provincia di Bologna nel suo complesso e la regione Emilia-Romagna) e per il 2001 vengono anche proposti confronti con le principali città italiane ed emiliano-romagnole. Non mancano inoltre, sempre con riferimento al 2001, elaborazioni relative ai 9 quartieri, alle 18 zone e alla 90 aree statistiche in cui è suddiviso il comune di Bologna.

Come ulteriore strumento per agevolare la comprensione dei fenomeni sono state infine predisposte numerose mappe tematiche sui comuni della provincia e sulle aree statistiche del comune di Bologna, che illustrano in forma cartografica il contenuto delle tabelle disponibili per questi due livelli territoriali al 1991 e al 2001.

Nel breve racconto di mezzo secolo di storia della nostra città letto attraverso i dati censuari abbiamo evidenziato i molteplici cambiamenti avvenuti nella società in questi decenni; analogamente, al fine di conservare il loro importante ruolo e non mostrare il peso degli anni, anche i prossimi censimenti dovranno necessariamente cambiare nelle metodologie, nell’organizzazione e nelle soluzioni tecnologiche utilizzate.

Per presentarsi nel modo migliore all’appuntamento del 2011 ormai vicino è opportuno che i lavori preparatori siano preceduti da una approfondita riflessione sull’adeguatezza e sull’attualità dello strumento censuario.

A questo riguardo l’Ufficio di Statistica del Comune di Bologna ha partecipato attivamente nel corso del 2006 all’attività di un gruppo di lavoro sui censimenti attivato dalla Società Italiana di Statistica e dall’Unione Statistica dei Comuni Italiani, di cui facevano parte anche rappresentanti di altri comuni e docenti universitari in materie statistiche e demografiche. Il gruppo ha elaborato un documento, che è stato inviato al Presidente dell’ISTAT, nel quale si evidenziano le principali problematiche emerse nel corso della precedente tornata censuaria e si indicano i punti sui quali, a giudizio del gruppo di lavoro, sarà necessario intervenire con soluzioni innovative.

Nel mese di giugno 2007 l’ISTAT ha insediato un Comitato consultivo per la preparazione a livello comunale del 15° Censimento della popolazione e delle abitazioni, di cui fa parte anche in nostro Comune in rappresentanza dell'ANCI, avente il compito di analizzare e valutare soluzioni di innovazione tecnica ed organizzativa ai fini della progettazione del prossimo Censimento generale della popolazione e delle abitazioni e delle connesse operazioni di confronto e revisione delle anagrafi.

Dai lavori di questo Comitato ci auguriamo emergano importanti soluzioni tecniche e organizzative, che consentano di svolgere le operazioni censuarie in modo più snello e a costi inferiori, garantendo nel contempo una migliore qualità e tempestività dei dati nonché un minor impegno richiesto ai cittadini.

Il cammino verso il censimento del 2011 è dunque già iniziato.

Il Capo Dipartimento Programmazione
Gianluigi Bovini