Allegato 2 |
Il quadro demografico, sociale ed economico di Bologna e della sua area metropolitana nel 2000 e gli scenari futuri
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Le tendenze demografiche |
Nel 1999 la popolazione provinciale ha conosciuto per il quarto anno consecutivo una dinamica positiva che ha portato il numero dei residenti a 917.110 unità. Laumento registrato fra gennaio e dicembre 1999, il più elevato degli ultimi quattro anni, è stato pari a 3.991 unità (+0,4%) (vedi Tavola 1) I livelli più elevati di crescita hanno riguardato i comuni di Castel Guelfo (+3,7%), Fontanelice (+3,6%), Monghidoro e Castello d'Argile (+3,5%).
Laumento della popolazione è ascrivibile ancora una volta al movimento migratorio. Il saldo fra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche si conferma, infatti, positivo (+7.692 unità), in sensibile crescita rispetto allanno precedente (+913 unità; +13,5%) e su livelli decisamente superiori alla media dellultimo quinquennio.
Lapporto di Bologna appare rilevante; infatti, il saldo migratorio del comune capoluogo migliora decisamente rispetto al 1998 ed è contrassegnato per il quarto anno consecutivo da un valore positivo (+1.516 unità).
Tra gli altri comuni, possiamo segnalare per i valori ampiamente positivi delle dinamiche migratorie Fontanelice, Monghidoro, Bazzano, Castello d'Argile, Castel Guelfo e Castel del Rio. Gli unici comuni con un saldo migratorio negativo sono invece Calderara di Reno, Castenaso, Castiglione dei Pepoli e Zola Predosa.
Il saldo naturale dellintera provincia si conferma ancora una volta negativo (-3.701 unità), risultando tuttavia il più contenuto degli ultimi anni. Quasi due terzi del deficit sono imputabili al comune di Bologna dove, tuttavia, le nascite risultano posizionate ormai da quattro anni significativamente al di sopra dei bassi livelli raggiunti nei primi anni 90. Anche nel resto della provincia, comunque, sono pochissimi i comuni che nel 1999 possono vantare un numero di nati significativamente superiore a quello dei morti (Calderara di Reno e Marzabotto in particolare).
Venendo ora a descrivere più diffusamente la situazione del comune capoluogo (vedi Tavola 2), vale la pena sottolineare come nel 1999 la riduzione del numero dei residenti sia stata la più contenuta degli ultimi 25 anni e abbia portato la popolazione di Bologna alla data del 31 dicembre a 381.161 unità, di cui 178.084 maschi e 203.077 femmine.
I fattori che hanno contribuito a questo risultato sono i medesimi che hanno determinato la positiva dinamica demografica della popolazione provinciale nel suo complesso. In particolare, per quel che concerne la dinamica naturale, evidenziamo che:
- il numero dei nati (2.702 bambini), in decisa crescita rispetto al 1998 (+178 pari a +7,1%) è attestato su livelli piuttosto elevati, analoghi a quelli raggiunti verso la fine degli anni '70;
- nonostante il saldo naturale permanga negativo (-2.361 unità), esso si è ridotto del 15,6% grazie anche al calo del numero dei morti (-4,8%).
Questi andamenti sono accompagnati da una crescita sia del tasso di natalità (il numero di nati ogni 1.000 residenti) pari al 7,1 per mille, che del quoziente di fecondità (il rapporto fra numero dei nati e consistenza delle donne in età compresa fra i 15 ed i 49 anni) ormai prossimo ai 33 nati ogni 1.000 donne in età feconda (vedi Tavola 3).
La riduzione del numero dei morti ha invece come diretta conseguenza l'abbassamento del quoziente generico di mortalità a 13,3 morti ogni mille residenti (nel 1998 tale valore era pari a 13,9).
Quanto alla dinamica migratoria, cui abbiamo già accennato, vale la pena specificare che durante il 1999 un numero molto elevato e crescente di persone (11.501 unità; +448 rispetto al 1998, pari a +4%) è immigrato e un numero anchesso significativo ma tendenzialmente stabile (9.865 unità; +105 rispetto al 1998, pari a +1,1%) è emigrato.
Lesame delle origini e delle destinazioni dei principali flussi in ingresso ed in uscita da Bologna denota che gli immigrati del 1999 provengono per il 30,6% dagli altri comuni della provincia di Bologna, per il 7,7% dalle altre province dellEmilia Romagna, per il 26% dalle regioni meridionali e per il 19,1% dallestero (vedi Tavola 4). Occorre evidenziare la contrazione del 13,5% circa dell'immigrazione dalle altre province dell'Emilia Romagna, il modesto ma costante aumento dei flussi da sud e isole (+4,2%) e la significativa crescita (già sostenuta nel 1998 con +13%) del flusso di immigrati provenienti dallestero (+31,9%).
Anche nel 1999, una quota preponderante dei flussi in uscita dalla città si è indirizzata verso i comuni della provincia (61,3%): dei 6.045 emigrati nel restante territorio provinciale il 58,8% si è fermato nei comuni appartenenti alla prima cintura (zona P.U.I.) - primi fra tutti San Lazzaro di Savena e Casalecchio di Reno, ma anche Pianoro e Castel Maggiore - mentre un ulteriore 10,9% ha scelto come destinazione una delle altre province dellEmilia Romagna.
L'analisi dei dati relativi ai primi otto mesi del 2000 indica un trend di sostanziale stabilità della popolazione: a fine agosto la variazione è infatti pari a -0,3% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Rispetto a gennaio si rileva una perdita di circa 1.000 individui. Al 31 agosto 2000 pertanto risiedevano a Bologna 380.228 persone (di cui 177.585 maschi e 202.643 femmine).
Il dato più rilevante di questa prima parte dell'anno sembra riguardare il numero dei nati: ben 1.915 tra gennaio ed agosto 2000, con un aumento del 10,3% rispetto allo stesso periodo del 1999. Il saldo naturale (-1.480 unità) è pertanto migliorato di 180 unità rispetto ai primi otto mesi dello scorso anno, grazie anche ad una sostanziale stabilità della mortalità.
Il movimento migratorio denota invece un certo peggioramento, pur mantenendo il segno positivo che ha caratterizzato l'ultimo quadriennio. Risulta infatti stabile il numero dei nuovi iscritti in anagrafe (7.945) mentre il numero delle persone cancellate risulta in aumento del 7,3% (7.398 persone; 506 in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).
La dinamica demografica ora illustrata ha determinato, come è ovvio, alcuni cambiamenti nella struttura per età della popolazione cittadina. Anche se alla fine del 1999 i residenti di 65 anni e più continuano a rappresentare oltre un quarto (26%) dell'intera compagine demografica bolognese (vedi Tavola 6), il rapporto fra il numero di anziani e quello dei giovani (lindice di vecchiaia) scende a 287,4 (rispetto a 293 registrato al 31.12.1998). I dati più recenti confermano ulteriormente questa tendenza: ad agosto 2000 l'indice di vecchiaia è sceso a quota 283,1 evidenziando il miglior risultato dell'ultimo quinquennio.
Il territorio provinciale è caratterizzato da una popolazione mediamente più giovane di quella del capoluogo e presenta unincidenza più contenuta degli ultrasessantacinquenni che rappresentano, alla fine del 1999, il 22,9% di tutti i residenti (vedi Tavola 5). L'indice di vecchiaia per la provincia è pari, alla medesima data, a 216,5. Le differenze esistenti a livello locale quanto a composizione per età della popolazione sono comunque talmente marcate che, nel 1999, gli indici di vecchiaia del comune più giovane (Calderara di Reno) e di quello più vecchio (Castel del Rio) sono pari rispettivamente a 105,4 e a 327,8.
Qualche cenno merita l'analisi delle principali tendenze demografiche a livello subcomunale (vedi Tavola 7). Nell'ultimo anno il calo della popolazione bolognese si è concentrato nelle zone periferiche della città, mentre nel centro storico si assiste ad una sostanziale stabilità del numero di residenti. Per quanto riguarda i singoli quartieri si può notare che solo Reno segnala un incremento annuo dei propri residenti (+276); al contrario, a Savena è avvenuta la maggiore perdita demografica (-578 unità, la metà della contrazione complessiva). A livello di singola zona, può essere interessante osservare come anche Colli e Malpighi registrino un percettibile incremento di popolazione.
In analogia con quanto si registra a livello nazionale, è proseguita anche nel 1999 la crescita dei residenti con cittadinanza straniera (vedi Tavola 8).
Nel capoluogo i residenti stranieri hanno raggiunto al 31 dicembre 1999 le 14.439 unità (+15,6% rispetto al 1998) (vedi Tavola 9). Il ritmo di crescita più accentuato ha ancora una volta riguardato la componente femminile (+17,7% contro il +13,8% di quella maschile) ed è tipico di una fase avanzata di ricongiungimenti familiari. Ad ulteriore dimostrazione di questa tendenza, vale la pena ricordare che nel corso del 1999 sono nati 226 bambini con cittadinanza straniera (l'8,4% del totale dei nati).
Anche i dati relativi ai primi otto mesi del 2000 confermano la crescita della presenza straniera tra i residenti: al 31 agosto essi erano 15.562, il 4,1% della intera popolazione bolognese.
Marocco (2.053 unità), Filippine (1.915) e Cina (1.279) sono i paesi dai quali provengono le rappresentanze più numerose. Fra le altre realtà occorre evidenziare, oltre all'Albania (815), la Jugoslavia (679) e la Tunisia (616), altre presenze che vanno rafforzandosi come il Bangladesh (686), lo Sri Lanka (618) ed il Pakistan (521).
Anche nel resto della provincia la presenza di stranieri è una realtà ormai ampiamente consolidata. Così dalle 24.389 persone rilevate alla data del 31.12.1998 si è passati alle 28.481 del 31.12.1999 (+4.092; +16,8%) raggiungendo il 3,1% della popolazione complessiva.
La presenza straniera assume maggior peso in alcuni comuni montani (Monghidoro, Grizzana Morandi, Loiano, Granaglione e Vergato), mentre l'incidenza più bassa riguarda i comuni di Castenaso, Lizzano in Belvedere, Malalbergo e Ozzano dell'Emilia.
Qualche breve cenno merita l'analisi della dinamica delle famiglie registrate in anagrafe.
Durante lo scorso anno è proseguita la crescita dei nuclei familiari residenti nel comune e nella provincia di Bologna (vedi Tavola 10). Alla data del 31 dicembre 1999 le famiglie residenti nellintera provincia superavano le 400.000 unità (oltre 5.000 in più rispetto alla fine del 1998; +1,4%), mentre nel comune capoluogo erano oltre le 182.000 unità (+1.914; +1,1%).
Crescono, in termini assoluti e relativi, le famiglie unipersonali che, al termine del 1999, a Bologna raggiungono le 71.533 unità (+2.808 rispetto al 1998; +4,1%). Le famiglie con un solo componente rappresentano ormai il 39,2% di tutti i nuclei residenti a Bologna contro il 30,1% ed il 19,2% delle famiglie costituite, rispettivamente, da due e da tre persone (vedi Tavola 11). La conseguenza diretta di tale andamento è riscontrabile nella dimensione familiare media scesa, al termine dello scorso anno, a 2,06 componenti per nucleo (contro i 2,09 del 1999).
Nei primi otto mesi del 2000 il numero delle famiglie bolognesi ha conosciuto unulteriore crescita: già a fine agosto ammontavano a 183.401 con un aumento di 1.000 unità rispetto a fine 1999 (vedi Tavola 11). Tale espansione è in larga parte imputabile, ancora una volta, all'incremento dei nuclei unipersonali passati dai 71.533 di fine anno agli attuali 73.323 (+2,5%) facendo ulteriormente salire l'incidenza di questa tipologia familiare (40% sul totale delle famiglie).
2 |
Le tendenze sociali |
2.1 |
L'istruzione |
a) I nidi e le scuole dell'infanzia
La ripresa delle nascite che ha caratterizzato la dinamica demografica degli ultimi anni ha contribuito ad ampliare, anche nel 1999, lutenza potenziale dei nidi di infanzia. I residenti compresi fra 0 e 2 anni sono passati, infatti, dalle 7.573 unità di fine 1998 alle 7.714 del 31.12.1999 (+141 unità; +1,9%). Nei primi 6 mesi del 2000 i dati evidenziano una ulteriore crescita dei residenti in questa classe di età che raggiunge le 7.839 unità e fanno prevedere la prosecuzione di questo trend nel breve periodo.
La necessità di rispondere adeguatamente a questi andamenti demografici, unitamente alla elevata propensione ad usufruire dei servizi rivolti a questa particolare utenza, ha avuto come conseguenza l'avvio di numerosi interventi tesi a creare sia offerta aggiuntiva dei servizi tradizionali che nuove tipologie.
E' in questo ambito che il Comune di Bologna ha avviato, da alcuni anni, anche la sperimentazione di nuovi servizi come il progetto "Un anno in famiglia" (che prevede lintegrazione del reddito per le madri e i padri interessati ad usufruire dellaspettativa facoltativa dal lavoro - prevista dalla legge 1204/71 "Tutela delle lavoratrici madri"- dopo la nascita di un figlio), il progetto educatrici familiari e la realizzazione di strutture in convenzione.
L'esame dellandamento dellofferta dei nidi comunali evidenzia un'evoluzione in crescita dei servizi rivolti alla prima infanzia come si evince anche dal tasso di copertura dei servizi che passa dal 29,3% nell'anno educativo1998-99 al 30,3% relativamente all'anno in corso (vedi Tavola 12).
Nel 2000 il numero dei posti nido è cresciuto, rispetto allanno educativo precedente, di 16 unità raggiungendo complessivamente quota 2.164 (1.983 nei nidi tradizionali e 181 in quelli part-time).
Già dal 1999, inoltre, la stipula di una convenzione ha consentito lapertura di 30 nuovi posti presso una struttura gestita da privati (ex-Botteghe di transizione) nel quartiere Porto che vengono confermati anche per gli anni 2000/2001 e 2001/2002.
Il progetto "Un anno in famiglia" trova nel 2000 ulteriore sviluppo. Il numero degli assegni erogati o da erogarsi - a favore dei genitori che intendono usufruire del periodo di aspettativa facoltativa nel primo anno di vita del figlio - viene aumentato rispetto al 1999 e dovrebbe raggiungere le 175 unità.
L'avvio del progetto "educatrici familiari" nel mese di ottobre del 2000 ha fornito un servizio alternativo ad altri 9 bambini.
Le previsioni relative alla dinamica della popolazione residente fra 0 e 2 anni (ma anche quelle relative alla classe 3-5 anni) hanno sollecitato interventi di realizzazione e ristrutturazione di strutture per l'infanzia ai fini dell'aumento della offerta dei servizi.
L'incremento che si prevede per l'anno educativo 2001-2002 è da ascriversi a tale politica e porta la disponibilità complessiva di posti nido a 2.232 unità (+3,1%).
Il previsto aumento del numero degli assegni erogati ai sensi della ex Legge 1204 (250 nell'anno 2001) ed il consolidamento del progetto "educatrici familiari" (18 bambini coinvolti) portano ad un tasso di copertura dei servizi rivolti alla prima infanzia pari al 31,2%.
L'utenza potenziale delle scuole dell'infanzia risente ovviamente della dinamica demografica in atto negli ultimi anni e presenta un trend in crescita.
La consistenza dei bambini in età 3-5 anni, alla data del 31 dicembre 1999, è risultata pari a 7.082 unità (+305 pari a +4,5%). I dati relativi ai primi sei mesi del 2000 fanno registrare un ulteriore incremento di 159 unità in questa classe lasciando intravedere un aumento anche per il prossimo anno educativo.
Nell'anno scolastico 2000-2001 risultano iscritti ad una scuola materna bolognese 7.654 bambini (vedi Tavola 13).
In particolare, le sezioni della scuola dell'infanzia gestite dal Comune di Bologna sono passate da 207 a 210 con un numero di iscritti pari a 5.175 unità (+1,2%).
La quota di utenza che, nell'anno 2000-2001, si è iscritta alle 31 sezioni gestite dallo Stato (8 più dellanno precedente) è risultata pari a 683 unità (126 in più rispetto al 1999-2000; in termini relativi +22,6%). Gli iscritti alle 71 sezioni attivate nelle scuole autonome nellultimo anno sono risultati pari a 1.796 unità con una netta prevalenza della quota riconducibile alle scuole convenzionate con il Comune di Bologna (57 sezioni - fra queste, 4 sezioni attiveranno la convenzione a partire da gennaio 2001 - con 1.442 iscritti).
A testimonianza del fatto che le strutture bolognesi ospitano una quota significativa di utenza proveniente da altri comuni della provincia, anche nel 2000-2001 il tasso di copertura del sistema delle scuole dell'infanzia di Bologna - ottenuto come rapporto fra gli iscritti alle scuole (comunali, statali e autonome convenzionate e non convenzionate) e la popolazione in età 3-5 anni - è di gran lunga superiore al 100% (precisamente 105,7%).
Il tasso di copertura relativo alle scuole dellinfanzia comunali è pari al 71,5%, quello delle scuole statali al 9,4%, mentre il valore riscontrato per le scuole autonome raggiunge il 24,8% (19,9% convenzionate, 4,9% non convenzionate).
Le previsioni per l'anno scolastico 2001/2002 sono di un incremento di 2 sezioni comunali e di 8 sezioni statali per le quali la trattativa con lo Stato è in corso.
Se ciò si verificasse, i posti disponibili crescerebbero in complesso di 294 unità pari a +3,8% rispetto all'anno in corso.
b) Le scuole dell'obbligo e le scuole secondarie superiori
Nell'anno scolastico 1999-2000 il numero dei bambini iscritti alla scuola elementare è risultato in aumento e pari a 11.839, il 14,4% dei quali frequenta una scuola privata (vedi Tavola 14). Per il prossimo anno, i primi dati sulle iscrizioni, disponibili per la sola scuola pubblica, segnalano un'ulteriore crescita (230 unità in più).
Dopo un lungo periodo di calo si sta manifestando nella scuola media inferiore un recupero di iscritti. Il numero dei giovani studenti compresi fra gli 11 ed i 13 anni, infatti, è ormai prossimo alle 6.600 unità (circa 200 in più rispetto all'anno scorso). Anche in questo caso la quota di utenti che si rivolgono al sistema privato è pari a 14,5%. Le prime indicazioni sugli iscritti alla scuola pubblica per l'anno 2000-2001 indicano un'ulteriore crescita del contingente scolastico (+160 unità).
La tendenza alla riduzione degli iscritti alla scuola secondaria superiore permane anche nellanno scolastico 1999-2000. Il numero degli alunni è infatti diminuito, in rapporto allanno precedente, di 500 unità circa attestandosi su poco più di 15.800. La quota di coloro che optano per un istituto privato è in questo caso decisamente più ridotta di quanto abbiamo segnalato per la scuola dell'obbligo: solo il 9,4%.
I percorsi scolastici che nella scuola pubblica attraggono il maggior numero di studenti sono, nellordine, i licei scientifici (con il 24,9% di tutti gli iscritti), gli istituti professionali (18,7%), gli istituti tecnici industriali (15,9%), quelli commerciali (11,9%) ed i licei classici (11,3%).
Gli iscritti agli istituti tecnici e professionali gestiti dal Comune di Bologna raggiungono nellanno scolastico in corso le 2.338 unità (-2,8% rispetto allanno precedente). Tale diminuzione è però totalmente ascrivibile alle scuole Sirani, i cui effettivi (730 alunni) sono in diminuzione rispetto allo scorso anno. Viceversa, in crescita appaiono le iscrizioni all'istituto Aldini Valeriani (1.608 unità; +4,6%).
Bisogna inoltre ricordare che gli istituti medi superiori gestiti dal Comune di Bologna accolgono (vedi Tavola 15) una quota assai significativa di giovani (pari, nel 1999-2000, al 50,7% del totale) provenienti dagli altri comuni della provincia di Bologna o addirittura da altre province, con comprensibile prevalenza dei comuni confinanti (Castel Maggiore, Calderara di Reno, Pianoro).
c) L'Università
La diminuzione del numero degli immatricolati dell'Ateneo bolognese sembra aver subito una battuta di arresto (vedi Tavola 16). I dati, peraltro provvisori, delle nuove iscrizioni per l'anno accademico 1999-2000 si attestano infatti su di una cifra di poco inferiore alle 17.000 unità. Le donne rappresentano ormai da alcuni anni oltre la metà delle matricole.
Così pure, la popolazione universitaria nel suo complesso torna ad essere in crescita seppure in misura assai più contenuta di quanto accadeva nei primi anni novanta. Nel 1999-2000 risultavano iscritti in uno dei corsi di laurea o di diploma della nostra Università 99.322 persone.
La distribuzione degli studenti fra i diversi percorsi di studio (vedi Tavola 17) evidenzia il prevalere della facoltà di Lettere e Filosofia, che nel 1999-2000 accoglie il 16,7% di tutti gli studenti, seguita da Giurisprudenza ed Economia (entrambe 13,7%), Ingegneria (13,0%), Scienze Politiche (9,4%) e Scienze matematiche, fisiche e naturali (7,1%). Nettamente inferiori risultano le quote registrate per le altre facoltà.
Rispetto a dieci anni fa risulta particolarmente vistoso il ridimensionamento di Giurisprudenza e Medicina. Occorre però ricordare che la distribuzione delle iscrizioni tra le varie facoltà non è solo funzione degli orientamenti prevalenti tra gli studenti e delle normative che possono introdurre limiti alla loro libera scelta, ma è anche ampiamente influenzata dalla durata media degli studi e cioè dall'andamento del numero dei fuori corso.
Per quanto riguarda infine i 9.092 laureati ed i 440 diplomati che hanno conseguito il titolo nel 1999 (vedi Tavola 18) si può ricordare che essi sono costituiti per il 56,3% da donne. Queste ultime appaiono particolarmente rappresentate tra i laureati in discipline umanistiche, mentre si noti che tuttora solo 15 ingegneri su 100 sono donne.
2.2 |
La sanità |
a) Le cause di morte
Occorre preliminarmente osservare come dall'analisi della serie storica dei tassi standardizzati riferiti al comune di Bologna emerga una diminuzione della mortalità, sia con riferimento agli uomini che alle donne.
Anche nel 1999 il più importante contributo in termini di mortalità per entrambi i sessi è dato dalle malattie del sistema circolatorio, fra le quali sono comprese, ad esempio, linfarto miocardico, lictus cerebrale, lipertensione arteriosa (vedi Tavola 19). Le morti causate da questo gruppo di cause hanno riguardato nello scorso anno ben 2.008 casi, pari al 39,7% del totale.
La seconda causa di morte in ordine di importanza è costituita dai tumori, ai quali nel 1999 sono attribuibili 1.572 decessi pari, percentualmente, al 31% dei morti residenti complessivi.
In posizione nettamente distaccata si trovano le malattie del sistema respiratorio (8,3%), le cause esterne dei traumatismi e avvelenamenti (3,9%), le malattie dellapparato digerente (3,3%). e quelle delle ghiandole endocrine e del metabolismo (3,2%).
b) Le strutture ospedaliere
Il sistema sanitario bolognese rappresenta, come è noto, una realtà altamente qualificata in grado di esercitare una forte attrazione non solo sulla popolazione locale.
I 4.191 posti letto disponibili su scala provinciale (191 in meno rispetto al 1998; -4,4%) risultano localizzati nel modo seguente:
38,8% (1.625 posti letto) nellAzienda Ospedaliera S. Orsola-Malpighi;
25,5% (1.069 posti letto) nelle strutture ospedaliere dell'Azienda USL Città di Bologna (in particolare: 1.022 tra Ospedale Maggiore e Ospedale Bellaria e 47 nella Clinica per malattie nervose e mentali);
8,2% (342 posti letto) nell'Istituto Ortopedico Rizzoli;
27,6% (1.155 posti letto) nelle strutture ospedaliere delle altre Aziende USL della provincia (vedi Tavola 20).
I ricoverati durante il 1999 hanno portato il numero delle giornate di degenza a 1.318.987 (-2,2%) con una lieve contrazione della durata media della degenza (6,85 giornate).
A Bologna città, nel 1999, si contavano 3.036 posti letto pubblici, con un calo di 162 unità rispetto al 1998 (-5,1%). Più della metà di questi posti letto (53,5%) sono collocati presso lazienda ospedaliera S. Orsola-Malpighi.
I pazienti dimessi nel 1999 dai presidi ospedalieri pubblici e dalle case di cura private che sono localizzate nel comune di Bologna appartengono (vedi Tavola 21) per il 44,5% alla Azienda USL Città di Bologna. Dalle aziende degli altri comuni della provincia e delle altre province emiliano-romagnole giungono, rispettivamente, il 26,8% ed il 9,4% dei dimessi. Un ruolo significativo e crescente è occupato inoltre dai pazienti extra-regionali (18,4% del totale dei dimessi).
I dipendenti delle Aziende Usl della provincia di Bologna ammontavano nel 1999 a 15.674 unità (+1,1% rispetto al 1998) e per quasi il 63% risultano in carico allAzienda USL Città di Bologna e allAzienda ospedaliera S.Orsola-Malpighi (vedi Tavola 22).
c) La tossicodipendenza
Durante il 1999 i tossicodipendenti in carico ai servizi cittadini (vedi Tavola 23) sono stati 1.368 (+8,6% rispetto al 1998). Di questi il 22,1% (302 unità) sono nuovi utenti, mentre coloro che, con o senza interruzione del rapporto, erano già stati in carico ammontano a 1.066.
Il significativo incremento del numero degli utenti è da ascrivere da un lato - per quanto attiene i soggetti già seguiti in precedenza - al prolungamento del trattamento ed al miglioramento delle condizioni di vita che deriva dalla presa in carico da parte dei servizi; dall'altro - per quanto riguarda i nuovi utenti - all'aggancio di nuove tipologie (stranieri, non residenti) grazie anche all'attività degli street workers (307 persone contattate nel 1999) e ad una aumentata offerta di servizi.
Da segnalare la diminuzione del numero degli interventi del servizio 118 per tossicodipendenza (in aumento la percentuale di interventi di tipo "lieve", in diminuzione quelli "critici").
Il numero dei decessi nella città si è stabilizzato negli ultimi tre anni sui 40 soggetti all'anno. In particolare nel 1999 sono decedute 38 persone per overdose rispetto alle 43 dell'anno precedente. L'Osservatorio Epidemiologico sulle tossicodipendenze rileva, fra l'altro, una contestuale e significativa diminuzione di questa causa di morte tra gli utenti o ex utenti dei SERT.
d) LAids
Secondo l'Osservatorio epidemiologico del Comune di Bologna i dati riferiti alle segnalazioni di AIDS nel corso del 1999 nella nostra città sembrerebbero indicare:
una sostanziale "stabilizzazione della percentuale dei casi di AIDS in soggetti tossicodipendenti ed un contestuale aumento dei soggetti infetti per via eterosessuale con un particolare coinvolgimento del sesso femminile";
il permanere di un declino dei casi di Aids difficilmente riconducibile però ad una diminuzione delle infezioni da HIV, bensì, più probabilmente, allintroduzione dei nuovi trattamenti antiretrovirali. Questi trattamenti - come è stato posto in evidenza da un recente studio dellIstituto Superiore di Sanità - "sembrerebbero ritardare la diagnosi di Aids riducendone lincidenza, almeno a breve termine. Leffetto delle nuove terapie [...] si rifletterebbe anche in un parallelo decremento dei decessi per Aids."
Dalla documentazione per il 1999 relativa ai nuovi casi e ai morti per Aids nella nostra città (vedi Tavola 24) si ricava che, fra gennaio e dicembre, i nuovi casi denunciati fra i residenti bolognesi sono ridotti a 14 (contro i 39 del 1998) e così pure è diminuito il numero dei morti: dai 25 registrati nel 1998 si è passati infatti ai 14 dello scorso anno. Occorre però segnalare che nella prima parte dellanno in corso i decessi per Aids ammontano già a 16, quattro in più rispetto allo stesso periodo del 1999.
2.3 | I servizi socio-assistenziali per gli anziani |
L'insieme dei servizi socio-assistenziali di competenza dei Quartieri rivolti alla popolazione anziana ,coerentemente all'evoluzione dell'utenza potenziale, dovrebbe presentare nel 2001 il seguente sviluppo (vedi Tavola 25):
assistenza domiciliare: il numero medio degli utenti del servizio di assistenza domiciliare salirà da 1.850 (Prc2 2000) a 1.900 e le ore erogate passeranno da circa 382mila a 398mila;
servizi residenziali (case di riposo, case protette, RSA): il numero medio degli assistiti salirà da 963 a 992 grazie alla entrata a regime delle due RSA comunali di via Calvi e via Campana che hanno una disponibilità complessiva di 120 posti;
il numero dei posti offerti nei centri diurni salirà da 202 a 216 per l'apertura del centro diurno di via Campana nel quartiere San Donato;
le persone collegate al servizio di telesoccorso dovrebbero passare da 264 a 500 (inclusi gli allacciamenti a totale carico dellutenza).
Si conferma così la tendenza al potenziamento di questi servizi che nel 2000 ha visto aumentare significativamente gli utenti e le ore del servizio di assistenza domiciliare e salire i posti offerti nelle strutture residenziali.
Il complesso delle risorse messe a disposizione dei Quartieri per gli interventi a favore degli anziani (compresi anche buoni mensa, vacanze in città e sussidi per lautonomia) sale conseguentemente da 37,3 miliardi nel 2000 (Prc2) a 39,4 nel 2001.
2.4 |
Criminalità |
L'analisi della criminalità nella nostra provincia si basa sui risultati presentati nei rapporti della Regione Emilia Romagna relativi a questo tema (Progetto Città sicure) (vedi Tavola 26).
Prima di passare in rassegna gli andamenti registrati dalle diverse tipologie di reati è sicuramente utile richiamare ancora una volta le considerazioni metodologiche e le precauzioni interpretative poste in evidenza ripetutamente dagli autori dei Rapporti, e cioè che: "La statistica sulla delittuosità non indica landamento della criminalità reale, ma unicamente il variare quantitativo dei fatti di reato che sono venuti a conoscenza delle forze di polizia: in altri termini questo dato è in funzione tanto dellandamento reale della criminalità, quanto della propensione denunciataria e del suo variare nel tempo e nello spazio che della efficienza stessa delle agenzie preposte alla repressione dei reati."
Iniziando dal capoluogo, i dati più recenti mostrano una minore frequenza di alcune categorie delittuose (scippi, rapine, furti in appartamento e su auto in sosta). Al tempo stesso si assiste però ad una recrudescenza di borseggi, furti di vetture, reati nel campo della prostituzione o nel commercio di stupefacenti.
Rispetto al 1998, infatti, il numero complessivo dei furti risulta in diminuzione, ma nonostante questo Bologna detiene un triste record in fatto di borseggi (6.746 in 12 mesi). Contestualmente appaiono in aumento i furti d'auto (quasi 4.000, +13,5% in un anno) e quelli nei negozi (poco più di 1.800, +7,7%). Diminuiscono le rapine: nel 1999 ne sono state denunciate 630 contro le 659 del 1998. In aumento appaiono invece i reati collegati allo spaccio degli stupefacenti (953 contro gli 834 del 1998) e ancor di più quelli legati alla prostituzione (126 contro 90).
Anche negli altri comuni della provincia di Bologna si conferma il calo rispetto al 1998 del numero di rapine, scippi, furti in appartamenti ed in auto in sosta, ma in questo caso sono in diminuzione anche i borseggi. In crescita risultano invece, anche in questo caso, i reati connessi al mercato degli stupefacenti.
3 |
Le tendenze economiche |
3.1 |
Il quadro nazionale |
In base ad una stima preliminare effettuata dall'Istat, nel III trimestre del 2000 la crescita del PIL (valutato ai prezzi 1995 e destagionalizzato) risulta pari a +0,5% rispetto al trimestre precedente e a +2,4% nei confronti del terzo trimestre 1999. La crescita congiunturale del PIL sintetizza una riduzione contenuta del valore aggiunto industriale e una crescita di quello dell'agricoltura e dei servizi.
Rispetto ai dati relativi al I e al II trimestre (la variazione tendenziale era rispettivamente del 3% e del 2,6%) emerge dunque un rallentamento dell'economia, dovuto principalmente al caro-petrolio, che fa dubitare della possibilità di raggiungere l'obiettivo del 2,8% su base annua così come ipotizzato dal Governo nella "Relazione previsionale e programmatica per il 2001".
Fra gli indicatori della congiuntura dell'economia reale, l'indice della produzione industriale (il principale ed il più tempestivo) presenta in settembre un incremento tendenziale del solo 1,2% attestando la crescita nei primi nove mesi a +3,8% rispetto allo stesso periodo del 1999.
Nell'ambito delle attività manifatturiere, gli incrementi più sostenuti si hanno nei settori del legno e dei prodotti in legno (+8,7%), della meccanica (+5,1%), della lavorazione dei minerali non metalliferi (+2,7%), dei metalli (+1,9%) e dei mezzi di trasporto (+1%).
Diminuzioni si sono registrate invece per i settori delle pelli e delle calzature (-7,1%), delle raffinerie di petrolio (-3,4%), dei prodotti chimici e fibre sintetiche (-2,2%) e degli alimentari (-2,1%).
Quanto alla destinazione economica, sono i beni di investimento (+2,8%) ad evidenziare l'incremento più significativo seguiti dai beni intermedi cresciuti dell'1,9%. In diminuzione invece l'attività nel settore dei beni di consumo che accusano un calo dell'1,5%.
L'indice degli ordinativi nell'industria (indicatore anticipatore della produzione industriale nel breve-medio periodo) fa registrare un aumento tendenziale nel mese di agosto pari a +18,9% con incrementi significativi sia per quanto riguarda la provenienza interna (+14,8%) che quella estera (+23,8%).
Un fronte che suscita qualche preoccupazione è quello dellinflazione.
In Italia i dati provvisori delle città campione indicano per l'indice dei prezzi per l'intera collettività a novembre un valore fra il 2,7% e il 2,8%. Si tratta del valore più elevato dalla fine del 1996 che prosegue la tendenza al rialzo registrata in corso d'anno.
E' il trasferimento verso i prezzi finali dei movimenti delle variabili internazionali (petrolio e dollaro in testa) a spiegare in larga parte l'andamento dell'indicatore.
Il permanere però di un differenziale fra i livelli di inflazione italiani e quelli dei nostri partner europei più virtuosi (Germania e Francia in primo luogo) pare riflettere non tanto una diversa reazione alla evoluzione del mercato delle materie prime, bensì il permanere di fattori strutturali che determinano una maggiore dinamicità dei prezzi soprattutto nei servizi privati.
In ulteriore miglioramento appare lo stato dei conti pubblici. Il fabbisogno del settore statale relativo ai primi dieci mesi dellanno rispetta la tabella di marcia prevista nel DPEF 2001-2004 consentendo di raggiungere senza alcun problema lobiettivo dell'1,3% nel 2000 e dello 0,8% nel 2001 per il rapporto tra deficit pubblico e PIL.
Segnali positivi giungono anche dal mercato del lavoro: il livello dell'occupazione ha raggiunto il massimo dal 1992. Secondo la rilevazione trimestrale sulle forze di lavoro condotta dallIstituto nazionale di statistica il numero degli occupati a luglio 2000 è risultato pari a circa 21,3 milioni di unità, con un incremento di 428.000 unità (+2%) nel confronto con lo stesso mese dello scorso anno. Laumento su base annua delloccupazione ha beneficiato della forte crescita delle forme di lavoro atipico; il contributo effettivo degli specifici istituti contrattuali (occupazione dipendente a termine e a tempo parziale) è stato nellultimo anno di 202.000 unità (il 47,2% della crescita complessiva delloccupazione).
A livello settoriale lincremento annuo più significativo (+3,1) è stato registrato dal settore dei servizi (in primo luogo dal comparto dei servizi alle imprese e dei trasporti e comunicazioni) e delle costruzioni (+2,1%). In netto ed ulteriore calo risulta invece lagricoltura (-2,4%), mentre lindustria in senso stretto ha interrotto la recente fase di discesa facendo registrare +0,3%.
A seguito degli andamenti descritti si riduce ulteriormente il tasso di disoccupazione, che passa dall11,1% del luglio 1999 all10,1% dellultima rilevazione (il tasso più basso dal luglio 1993).
Il ricorso alle ore di cassa integrazione guadagni nel mese di luglio è diminuito, nelle grandi imprese dell'industria, dell'8,2 per cento rispetto ad un anno prima facendo registrare, nei primi sette mesi del 2000, una variazione media negativa pari a -28,1% rispetto allo stesso periodo del 1999.
3.2 |
Il quadro regionale |
Il quadro congiunturale regionale che emerge dai rapporti predisposti dallUnione Regionale delle Camere di Commercio appare caratterizzato, nel periodo gennaio-giugno 2000, da risultati estremamente positivi. La crescita dei primi tre mesi dellanno si è consolidata nel II trimestre facendo registrare un aumento tendenziale della produzione dellindustria manifatturiera emiliano-romagnola del 5,5%.
Tutti i settori, ad eccezione del gruppo delle "altre attività manifatturiere" (-1,1%), hanno apportato un contributo positivo, anche se gli aumenti più consistenti si sono manifestati nelle industrie dei metalli e delle loro leghe e nelle cartiere.
Limportante settore metalmeccanico ha fatto registrare un incremento del 6,7% migliorando di quasi tre punti percentuali il trend dei dodici mesi precedenti.
Tale andamento deriva dal consolidamento della ripresa della domanda interna (+6,8%), ma anche dalla ulteriore espansione della domanda estera (+8,1%). Tutti i settori presentano variazioni tendenziali positive ad eccezione, sul mercato interno, del comparto dei mezzi di trasporto e delle altre industrie manifatturiere; sul mercato estero risultano in contrazione il comparto delle maglierie, del vestiario e delle pellicce e delle altre industrie manifatturiere.
Le indagini sulle forze di lavoro condotte trimestralmente dallIstat hanno riscontrato, su scala regionale, per il mese di luglio un tasso di occupazione pari a 51,7% a fronte del 51,1% di dodici mesi prima.
Sempre nel periodo gennaio-luglio 2000 l'occupazione è cresciuta in media dell'1,3%. Il tasso di disoccupazione scende al 3,3%, rispetto ad un dato nazionale che si attesta sul 10,1%.
Nei primi otto mesi del 2000 la Cassa integrazione guadagni è stata caratterizzata dalla forte riduzione degli interventi anticongiunturali. Le ore autorizzate dalla gestione ordinaria sono diminuite del 40,2% rispetto allo stesso periodo del 1999: una tendenza in linea con la buona intonazione congiunturale che ha caratterizzato l'industria sia manifatturiera che delle costruzioni (i maggiori utilizzatori della CIG). Fra gennaio e agosto 2000 le ore autorizzate dalla Cassa integrazione guadagni straordinaria sono risultate invece in forte aumento (+59,5% rispetto al corrispondente periodo del 1999).
Lo scenario disegnato, per il breve e medio termine, dal rapporto dellUnione Regionale delle Camere di Commercio indica per il terzo e quarto trimestre 2000 una ulteriore lieve accelerazione del ritmo di crescita della produzione industriale che determinerà un tasso medio di crescita nel 2000 di oltre il 6%. Successivamente il ritmo di crescita rallenterà, pur mantenendosi a livelli significativi.
La fase di accelerazione degli ordini esteri, interrottasi nel II trimestre del 2000, appare momentanea (si ipotizza un ritorno a tassi superiori al 9%), mentre anche la domanda interna, se pur a livelli inferiori rispetto a quelli registrati nei dodici mesi trascorsi, rimarrà ad un tasso superiore all'attuale media decennale di crescita.
3.3 |
Il quadro provinciale |
a) La produzione
L'analisi congiunturale riferita alla provincia di Bologna evidenzia un quadro positivo dei principali indicatori.
Secondo le indagini svolte da Unioncamere, la produzione industriale registra nel I semestre del 2000 un incremento significativo pari a +4,9%. Hanno trovato conferma, nella prima parte dell'anno in corso, i segnali positivi emersi a fine 1999 quando la variazione congiunturale fece registrare +8,9% e quella tendenziale +0,6%, dopo un periodo contrassegnato da valori negativi.
Allorigine di questi risultati si trova un incremento della domanda i cui valori tendenziali risultano positivi e crescenti dal terzo trimestre del 1999, fino ad evidenziare +10,8% nel corso del secondo trimestre 2000. La componente estera si mantiene nell'anno su incrementi significativi (+13,1% nel secondo trimestre), ma anche gli ordini provenienti dal mercato interno sono caratterizzati da una positiva dinamica.
b) Il movimento anagrafico delle imprese
Nel 1999 il sistema imprenditoriale della nostra provincia fa registrare un saldo attivo fra le imprese iscritte e quelle cancellate dal Registro delle Imprese gestito dalla Camera di commercio (vedi Tavola 27).
Al netto del settore "Agricoltura, caccia e silvicoltura" le nuove iscrizioni sono state infatti pari a 6.112 unità (+4,0%) mentre le cessazioni hanno raggiunto la quota di 4.818 unità (-8,8%). Lo stock delle imprese attive è passato pertanto dalle 69.396 imprese di fine 1998 alle 70.327 del 1999.
Nei primi nove mesi dell'anno in corso, accanto ad un numero di iscrizioni (5.233) superiore a quello delle cancellazioni (3.989), si segnala un modesto incremento, rispetto al dato di chiusura dellanno precedente, del numero delle imprese attive (71.256 contro 70.327 pari a +1,3%).
Il buon andamento nel periodo gennaio-settembre 2000 rende ancora più evidente una tendenza di lungo periodo presente anche a livello nazionale: e cioè, il continuo e graduale accrescimento delle imprese che adottano, per la loro costituzione, una qualche forma societaria. Rispetto al settembre 1999, le società di capitale incrementano infatti la loro consistenza del 5,5%, quelle di persone registrano un +0,9%.
Anche le ditte individuali crescono dello 0,9% e continuano ad occupare alla fine di settembre 2000 una posizione di assoluta predominanza (quasi 39.700 unità) rappresentando ben il 55,7% delle imprese attive. Al secondo posto si trovano collocate le società di persone che ammontano ad oltre 17.000 unità (24,3% delle imprese attive), seguite dalle società di capitale (12.861 unità pari al 18% del totale).
c) L'occupazione
Lindagine sulle forze di lavoro, condotta trimestralmente dallIstat, evidenzia ancora una volta lottimo posizionamento di Bologna, sia in ambito nazionale che regionale (vedi Tavola 28). Nel 1999, infatti, il tasso di attività della nostra provincia è superiore di oltre cinque punti percentuali rispetto a quello nazionale (53,2% contro 47,9%). Anche rispetto alla media regionale Bologna evidenzia una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, in particolare modo della componente femminile. Il tasso di disoccupazione di Bologna (3,3%) - diminuito rispetto a quello dellanno precedente (4,4%) - si posiziona ancora una volta notevolmente al di sotto del valore nazionale (11,4%). Lintonazione positiva del mercato del lavoro della nostra provincia si coglie anche dal confronto con le province delle 18 maggiori città italiane nel quale Bologna si distingue per il più basso tasso di disoccupazione.
Durante i primi sei mesi del 2000 calano le ore concesse nella provincia di Bologna dalla gestione ordinaria della Cassa Integrazione Guadagni. Si passa infatti dalle 968.951 ore concesse tra gennaio e giugno 1999 alle 540.134 ore dello stesso periodo del 2000 (-44,3%). Un andamento opposto si registra per gli interventi straordinari passati nel medesimo intervallo temporale dalle 164.494 ore del 1999 alle 196.352 ore del corrente anno (+19,4%).
d) Il reddito prodotto
Le stime del valore aggiunto pro-capite a prezzi 1990 delle province italiane per il periodo 2000-2003, presentate dallistituto di ricerca Prometeia nello scorso ottobre, consentono di apprezzare lottimo piazzamento su scala nazionale dellarea bolognese.
Per entrambi gli anni, Bologna si presenta infatti al primo posto della graduatoria nazionale (vedi Tavola 30). Il dato pro-capite relativo alla nostra provincia è pari a 39,6 milioni nel 2000 per raggiungere nel 2003 i 42,8 milioni ad un tasso medio annuo di crescita pari a +2,6%.
Tra le altre grandi città solo Milano (38,8 milioni nel 2000; 41,2 milioni nel 2003) riesce ad avvicinarsi al valore stimato per Bologna.
Trieste, Firenze e Verona seguono nella graduatoria con valori compresi fra i 32 e 35 milioni nel 2000 e fra 35 e 37 milioni nel 2003. Nelle ultime posizioni si trovano città del Mezzogiorno (Catania, Napoli e Palermo) con valori pari a meno della metà dei livelli bolognesi.
Quanto alla dinamica prevista nel periodo in considerazione, il tasso di crescita medio anuo di Bologna si colloca in linea con la media nazionale (+2,6%). Tra le prime province per dinamismo troviamo Catania (3,3%), Firenze e Genova (3%).
e) L'inflazione
A Bologna nel mese di novembre 2000 l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività ha fatto registrare una variazione mensile pari a +0,6% ed un tasso tendenziale del +2,7%. Il dato risulta in deciso aumento rispetto a quello registrato nel mese di ottobre (+2,3%) e comunque il più elevato dei primi undici mesi dell'anno.
Il primo quadrimestre del 2000 era stato infatti caratterizzato da una sostanziale stabilità dei prezzi intorno al +2,1%. Nel secondo quadrimestre, i valori tendenziali si erano presentati in aumento facendo registrare un massimo ad agosto pari a +2,5%. I mesi di settembre ed ottobre sembravano aver portato ad un ridimensionamento dell'indice (vedi Tavola 32).
L'analisi dell'inflazione con riferimento alle tipologie di beni che compongono il paniere evidenzia andamenti alquanto differenziati.
Tutti i capitoli di spesa evidenziano incrementi nei valori tendenziali (rispetto a quelli calcolati nel mese di ottobre), ad eccezione del capitolo dell'istruzione che aveva peraltro già fatto registrare un aumento congiunturale lo scorso mese pari a +4,8%.
L'impennata inflazionistica è dovuta in larga parte agli aumenti delle tariffe per l'energia elettrica e il gas per riscaldamento e cottura cibi (+1% la variazione tra ottobre e novembre), ma si registrano anche rincari, tra gli altri, nei prezzi di alcuni generi alimentari (+0,7%), nei mobili e servizi per la casa (+1%), nell'abbigliamento e calzature (+0,6).
Fra i capitoli che a Bologna evidenziano andamenti costantemente al di sopra dellindice generale si segnalano: "abitazione, acqua, energia e combustibili" (dal 4,2% di gennaio al 6,3% di novembre), "istruzione" (dal 2,2% al 9,4%), "trasporti" (dal 4% al 3,5%) e "alberghi, ristoranti e pubblici esercizi" (dal 2,7% al 3,3%).
Sul versante opposto, invece, mostrano andamenti inferiori alla media i seguenti capitoli: "bevande alcoliche e tabacchi" (dal 2% allo 0,3%), "mobili, articoli e servizi per la casa" (dall'1,2% al 2,5%), "ricreazione, spettacoli e cultura" (dallo 0% all'1,3%) e "comunicazioni" (da -2,9% a -3%).
Quest'ultimo capitolo è l'unico ad evidenziare costantemente variazioni tendenziali negative, anche se l'aumento dei prezzi dei servizi postali ha determinato a novembre una variazione mensile positiva pari a +0,1%.
Esaminando i dati relativi alle 12 città campione capoluoghi di regione si evidenziano le situazioni poste agli estremi della graduatoria predisposta sulla base dei tassi tendenziali dellindice dei prezzi al consumo.
Rispetto allo stesso mese dellanno precedente, gli incrementi più elevati si sono registrati a Bari (+3,6%), Trieste (3,4%), Torino (+3,3%), Venezia (3,2%).
Gli aumenti più contenuti hanno interessato, invece, Napoli (2%), Palermo e Genova (2,3%).
Bologna si colloca in linea con il dato medio nazionale (+2,7%) assieme a Perugia.
f) Le nuove abitazioni e landamento del mercato immobiliare
Il 1999 appare come un anno del tutto particolare per quel che riguarda lattività edilizia a Bologna. Tanto la progettazione di nuove abitazioni quanto lattività di inizio dei lavori hanno infatti toccato in questanno uno dei livelli più alti dellultimo decennio.
Le abitazioni progettate nel 1999, vale a dire quelle per le quali è stata rilasciata dal Comune una regolare concessione edilizia, sono risultate pari a 1.110 (vedi Tavola 33), più del doppio rispetto al valore pur considerevole raggiunto nel 1998 (479 abitazioni). Tale incremento è imputabile anche alla approvazione definitiva di numerosi piani particolareggiati.
Ancora più significativo appare laumento registrato rispetto allanno precedente dal numero delle abitazioni iniziate, quelle cioè per le quali è stato comunicato al Comune, da parte del titolare della concessione, linizio dei lavori.
Nello scorso anno è stata avviata la costruzione di ben 1.325 abitazioni, un numero addirittura 6 volte superiore rispetto a quello registrato nel 1998 (218 alloggi iniziati).
Nei primi otto mesi del 2000 l'attività di progettazione sembra essere ritornata su valori più consueti ed infatti il numero delle concessioni rilasciate tra gennaio e agosto 2000 (540) è risultato nettamente inferiore rispetto a quello rilevato nello stesso periodo del 1999 (933). Anche le indicazioni relative all'inizio lavori nel 2000 mostrano un vero e proprio dimezzamento dei valori raggiunti l'anno prima: solo 453 abitazioni cominciate rispetto alle 1.118 dello stesso periodo dell'anno scorso.
Per quanto concerne le abitazioni ultimate, nel 1999 la comunicazione di conclusione dei lavori trasmessa al Comune da titolari di concessioni edilizie ha riguardato 211 abitazioni contro le 329 dellanno precedente. A partire dal 2000 comincia ad essere portata a termine una parte delle numerose costruzioni messe in cantiere negli scorsi anni: tra gennaio e agosto il numero delle ultimate è raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (225 contro 151).
Per quel che riguarda la dislocazione delle nuove edificazioni sul territorio comunale, si segnala che le ultimazioni di alloggi residenziali nel 1999 hanno riguardato principalmente i quartieri Reno (111 nuove abitazioni, concentrate nella zona Barca) Navile (44) e San Vitale (24), gli stessi quartieri in cui, peraltro, si sono registrati negli ultimi dieci anni i maggiori incrementi nel patrimonio abitativo e dunque nella popolazione ivi residente. Poco meno del 50% dei nuovi alloggi costruiti fra il 1990 ed il 1999 si è concentrato in due sole zone della città: più di 1.000 abitazioni sono state costruite a Corticella (in particolare nelle zone Dozza e Croce Coperta) ed oltre 800 nella zona San Vitale (soprattutto nella zona di via Larga).
Secondo lultimo rapporto sullandamento del mercato immobiliare elaborato dallOsservatorio sul Mercato Immobiliare di Nomisma, il primo semestre del 2000 è risultato piuttosto vivace quanto a volume di transazioni soprattutto nelle zone semicentrali e periferiche. Sensibile è anche l'aumento segnalato nei prezzi delle abitazioni del centro città (+4%). A maggio 2000 il prezzo medio di un'abitazione libera indipendentemente da tipologia e localizzazione è stimato prossimo ai 3,3 milioni per metro quadrato, con un campo di variazione compreso fra i 2,9 milioni di lire in media nella periferia e i 4,7 milioni medi nelle zone di pregio.
Le previsioni formulate per il secondo semestre dell'anno sono improntate ad una generale stabilità del volume di compravendite, salvo un leggero aumento per le aree centrali e periferiche.
g) Il movimento turistico
Gli arrivi di turisti segnalati nel 1999 nell'intera provincia ammontano a quasi 1.270.000 unità, in leggera crescita rispetto al 1998 (+2,4%). Bologna ha coperto più della metà degli ingressi di turisti, richiamandone poco meno di 670.000, numero pressochè analogo a quello registrato nel corso dell'anno precedente (vedi Tavola 35). Le presenze sono risultate pari a 1.309.182 unità nella sola Bologna e a 2.858.397 nell'intera provincia. In media, dunque, ogni ospite si trattiene per circa due giorni.
Ricordiamo che il capoluogo dispone attualmente di 75 esercizi alberghieri, che contano circa 4.000 camere e 7.500 letti. Due ostelli e un campeggio completano l'offerta di posti per quanti desiderano, per motivi di svago o lavoro, soggiornare nella nostra città.
Vale la pena segnalare che la componente straniera costituisce circa un terzo degli arrivi nella nostra città, percentuale in netta crescita se si pensa che dieci anni fa solo un turista su quattro era straniero.
Le nazionalità più rappresentate appaiono nell'ordine quelle di tedeschi, francesi, statunitensi, inglesi, spagnoli, svizzeri, giapponesi, olandesi e austriaci.
La percentuale di non italiani tra i turisti si abbassa se si analizzano i flussi in arrivo e le presenze negli altri comuni della provincia: in questo caso, infatti, gli stranieri rappresentano rispettivamente il 23% ed il 17% del totale.
Da ultimo, ottimi risultati si stanno ottenendo sul fronte turistico per quanto riguarda il 2000, grazie alla concomitanza del Giubileo e della nomina di Bologna a capitale europea della cultura, eventi che stanno richiamando numerosi visitatori ed in previsione dei quali la città è stata interessata da una serie copiosa di interventi volti ad aumentarne il fascino e la capacità di accoglienza.
Il confronto tra i primi sette mesi di quest'anno e l'analogo periodo del 1999 mostra infatti un aumento del 7,2% degli arrivi che ammontano complessivamente a 396.434 persone. Pare aumentata anche la tendenza a fermarsi più a lungo in città: le presenze infatti sono aumentate del 10,6% e sono pari a 821.963. La tendenza è in particolare ad un aumento di turisti stranieri (+21,3%), che rappresentano ormai il 36% delle presenze a Bologna. Dati altrettanto confortanti riguardano i risultati del 2000 per il turismo in provincia.
Il Centro Studi Prometeia, che ha monitorato strutture alberghiere e ristorative, rivela alcuni dati assai significativi legati all'impatto economico di questo "boom": stimando la spesa media giornaliera pari a circa 200.000 lire per i turisti alberghieri ed a 85.000 lire per gli escursionisti (di passaggio a Bologna per una sola giornata) si arriva ad un aumento del Pil a livello provinciale di circa 80 miliardi, grazie all'impiego di circa 900 persone in occupazioni temporanee o permanenti.
h) L'Aeroporto
Continuano anche nel 1999 gli ottimi risultati dell'Aeroporto Marconi, che nel corso degli ultimi dieci anni ha visto più che triplicare il proprio movimento.
Il numero dei passeggeri che, fra gennaio e dicembre, hanno utilizzato lo scalo della nostra città ha superato per la prima volta la soglia dei 3 milioni, con un incremento del 15% rispetto allanno precedente, crescita di gran lunga superiore alla media nazionale (vedi Tavola 36).
I passeggeri dei voli internazionali (prossimi a 2,2 milioni) hanno fatto registrare rispetto al 1998 una crescita assai consistente e pari al 22,4%, grazie anche ai nuovi collegamenti con Madrid, Barcellona e Lione. Molto più contenuto è risultato lincremento del numero dei passeggeri dei voli nazionali che raggiungono quota 1.134.899 (+3,2% sullanno precedente).
Le merci movimentate sono state pari a 21.533 tonnellate, con una crescita complessiva del 3,4%.
Nel corso del 1999 sono proseguiti l'avvio e la realizzazione di opere volte al potenziamento delle infrastrutture aeroportuali. In particolare, segnaliamo il progetto di prolungamento della pista di volo di 350 metri (costo: 140 miliardi), la prima rete italiana di monitoraggio acustico (parzialmente finanziata dal Comune), il prolungamento della via di rullaggio, i lavori per la realizzazione del secondo lotto dell'aerostazione passeggeri e il completamento della nuova torre di controllo. Inoltre è stata ultimata la sopraelevazione del parcheggio multipiano e lunga sosta per complessivi ulteriori 1.200 posti auto.
Un andamento in crescita ha caratterizzato anche i primi otto mesi del 2000. Fra gennaio ed agosto il numero complessivo di passeggeri è stato superiore a 2.400.000 unità (+7,3% rispetto allo stesso periodo del 2000), con un tasso di espansione dei passeggeri nei voli internazionali ancora più elevato (+13,6%). In questi ultimi mesi sono inoltre diventati operativi nuovi collegamenti settimanali per Cuba e Capo Verde e giornalieri con Lussemburgo e Stoccarda.
i) La Fiera e il Palazzo della Cultura e dei Congressi
Il polo fieristico bolognese, il secondo in Italia dopo Milano, denota il raggiungimento di ottimi risultati anche nel 1999. I visitatori professionali hanno approssimato nello scorso anno 1.250.000 unità (vedi Tavola 37). Le superfici vendute ammontano complessivamente a più di 895.000 metri quadrati (+6,9% sul 1998), mentre il numero di espositori ha oltrepassato le 20.000 unità, oltre un quarto dei quali non italiani.
Gli ultimi due anni sono stati di grande importanza per lo sviluppo del Quartiere Fieristico con il completamento nel 1998 e lentrata in funzione "a regime" nel 1999 del nuovo padiglione 19/20. Nel corso del 1999, poi, il Comune e la Fiera hanno siglato un accordo grazie al quale il complesso fieristico potrà essere riqualificato ed espanso nel prossimo futuro. Tale accordo prevede infatti l'acquisizione da parte dell'Ente Fiera dell'edificio sede della Gam (in attesa di trasferimento nell'area ex Manifattura Tabacchi) nonché di alcune aree della zona nord-est della città.
L'ampliamento si accompagnerà ad un vasto programma di interventi di ristrutturazione, tra i quali, ad esempio, il collegamento tra i vari padiglioni per mezzo di percorsi coperti e a mobilità meccanizzata. Inoltre la realizzazione di una nuova uscita autostradale "dedicata" ed il potenziamento dell'attuale stazione ferroviaria della fiera dovrebbero contribuire a risolvere gran parte delle problematiche legate allaccesso dei visitatori.
l) LInterporto
I dati raccolti per il 1999 sullInterporto di Bologna evidenziano una diminuzione significativa del movimento ferroviario che interessa questo scalo (-10,7%), diminuzione attribuibile ai due comparti combinato e containers (vedi Tavola 38). Se, infatti, nel 1998 entrambi segnavano 790.000 tonnellate di merci in transito, nel 1999 il trasporto su containers si è attestato intorno alle 706.000 tonnellate (-10,5%) e quello combinato sulle 686.000 (-13,1%). L'unica tipologia in crescita è quella del trasporto tradizionale, che fa registrare spostamenti merci per circa 100.000 tonnellate.
Tra i principali investimenti compiuti nel corso del 1999, la Società Interporto ha portato a termine ladeguamento di un magazzino (circa 22.000 mq.) allattività di logistica con la realizzazione dellimpianto antincendio "sprinkler" ad alto contenuto tecnologico. Inoltre è stato sottoscritto con il Ministero dei Trasporti un atto aggiuntivo alla Convenzione originaria del 1992 a seguito del quale verranno realizzati entro il 2002 due ulteriori magazzini destinati alla medesima attività per complessivi 20.960 mq.
I dati relativi ai primi otto mesi del 2000 sembrano indicare che è tuttora in corso un ridimensionamento del volume di traffico ferroviario (-2,9%), che si è attestato intorno alle 943.000 tonnellate, di cui circa 555.000 in modalità intermodale-containers e 340.000 in intermodale-combinato, mentre il movimento tradizionale ha riguardato quasi 48.000 tonnellate di merci.
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