Ecco un volume di impianto scientifico e di piacevole lettura, esordio
delle nuove edizioni CSL Camillo Di Sciullo (cas. post. 86, 66100 Chieti;
<fab.pal@libero.it>). L'autrice ci propone una documentata biografia
di Virgilia D'Andrea (1888-1933), poetessa, giornalista e militante. Sul
piano metodologico le questioni che sempre si pongono ad ogni narratore
di storie di vita, quelle della sequenza e dell'integrazione efficace tra
parte événementielle e descrizione dei contesti ("il problema
dell'attore"), sono qui risolte in modo originale e brillante. Vicissitudini
personali a forte valenza formativa per una "maestrina" abruzzese nel primo
novecento, passioni sociali che certo sono alimentate e segnate da sofferenze
per le ferite mai rimarginate, dalle tragedie familiari patite nell'infanzia,
dalla solitudine, male oscuro e inguaribile, ma anche dalla felicità
in età adulta per la lotta e per la condivisione di amore e ideali
di redenzione umana: è il filo di un racconto che attraversa la
prima metà del XX secolo, fra Europa e America. Orfana di entrambi
i genitori, il padre vittima di un delitto passionale, a sei anni Virgilia
è già rinchiusa in un collegio gestito da religiose, un'istituzione
insopportabilmente rigida verso la quale maturerà presto la sua
avversione. Il conseguimento del diploma magistrale le consente almeno
di rifugiarsi nello studio e di affinare le sensibilità. Le letture
di Leopardi, Ada Negri, Mario Rapisardi e Carducci sono il suo primo rifugio,
il suo aprirsi ad un mondo che teme ma che vuol conoscere. L'"incontro"
con gli anarchici avviene in occasione del regicidio di Monza, all'età
di dodici anni e... in convento, ossia dalla percezione del fatto che le
suore le trasmettono. Il distacco definitivo da quel luogo e dalla natia
Sulmona, siamo ormai nel 1909, suscita nella giovane sentimenti contrastanti:
gioia per l'affrancamento, ma anche paura per il futuro. E un'intensa malinconia.
"..Allorché mi avvicinai timidamente a Suor Giulia, - ne scriverà
nel suo 'Torce nella notte'- ella mi pose le mani sulle spalle. Pareva
tremasse... E non fu capace di pronunciare una parola. Restò a guardarmi
alcuni istanti con una espressione di umiltà e di dolore quasi volesse
chiedermi perdono se per colpa d'un regolamento rigido e severo, non aveva
potuto darmi un poco della tenerezza d'una madre..." .
Insegna per alcuni anni in varie scuole elementari dell'Abruzzo, poi
conosce Armando Borghi con cui condividerà il resto della vita ed
un'attiva militanza nei ranghi del movimento. Le conferenze di propaganda
e gli articoli nei giornali di lotta, momenti topici dell'acculturazione
proletaria novecentesca, sono ragioni della sua esistenza, grido di amore
e di altruismo. E c'è una spinta etica che la spinge inesorabilmente
verso l'azione febbrile, a ribellarsi alle ingiustizie sociali, per il
riscatto umano degli ultimi. Poetessa della rivolta e agitatrice indomita,
vive a pieno le stagioni esaltanti dell'antimilitarismo e dell'impegno
sindacale come attivista e dirigente dell'USI. Rimane fortemente impressionata
dai moti spartachisti in Germania. Nel 1920, dopo il tragico "Natale di
sangue" a Fiume e la fine di ogni speranza per la velleitaria repubblica
sindacalista dei consigli, scrive a D'Annunzio: "Ma sotto le rovine del
vostro sogno crollato cinquecentomila morti, o poeta, sono rimasti sepolti
per la seconda volta". Incarcerata per cospirazione contro i poteri dello
Stato e per incitamento all'insurrezione oppone all'ottusità dei
ferri e delle catene la sua lirica, anelito di libertà che non può
essere contenuto dalle sbarre della cella (Non sono vinta!). E la rivoluzione
sociale è concepita nei termini di liberazione di tutte le energie
compresse.
L'analisi sul fenomeno fascista - violenza contro civiltà -
e sul rivoluzionarismo mussoliniano delle origini, è ben delineata
in un manoscritto inedito della D'Andrea (reperito presso l'Archivio Berneri
di Reggio Emilia). Diverse pagine del libro sono dedicate alle pregnanti
questioni del terrorismo rivoluzionario, del tirannicidio. Per la poetessa
i bombardieri del Diana altro non sono che "proiettili caricati dalla ingiustizia
della società e dal cinismo e dalla viltà della reazione".
Il sacrificio di Anteo Zamboni e quello di Michele Schirru, angeli vendicatori
del popolo oppresso, ci appaiono in tutto il loro significato simbolico.
Vim vi repellere!, ossia respingere la violenza con la violenza, e quindi
spezzare le catene è la scelta obbligata per ritrovare il "libero
cammino". Contro la dittatura dunque, sempre e senza tregua. Per lei "attaccare
il fascismo significa difendere il presente e l'avvenire dell'umanità".
Le sorti tragiche di Sacco e Vanzetti, e le battaglie per salvare i due
anarchici innocenti dalla sedia elettrica, da "una morte legalmente eseguita",
saranno poi un altro fronte del variegato impegno militante della D'Andrea.
L'esilio, in Germania e Olanda, in Francia e negli Stati Uniti, costituisce
la sua esperienza formativa in età matura. A Parigi (Nel covo dei
profughi), città che ama moltissimo, conosce da vicino il mondo
dei perseguitati e degli sradicati d'Europa. Attraverso i suoi scritti,
i testi delle innumerevoli conferenze e le collaborazioni alla stampa anarchica
internazionale è facile notare - come sottolinea anche la stessa
Piccioli - che le emozioni non possono essere considerate irrilevanti per
la storia, oppure relegate, aggiungiamo noi, a certi ambiti della storia
di genere. E il parallelo con Emma Goldman, proposto a margine del volume,
assume una certa rilevanza.
Virgilia muore di cancro a New York, accanto a lei c'è Armando
Borghi, amore della sua vita e inseparabile compagno di lotta.
"L'apostolato di Virgilia D'Andrea è stato breve, - ne scrive
Auro D'Arcola sull'Adunata - perché breve è stata la sua
vita: ma è stato intenso. Vi ha portato il senso squisito di un'arte
bellissima; il coraggio di tutte le temerarietà; la tenacia dell'eroismo;
e un pensiero profondamente umano che tutto comprendeva e tutto abbelliva".
Giorgio Sacchetti
P.S. Avanziamo un lieve dissenso sulla visione pessimistica della Piccioli,
esposta nell'introduzione al libro, rispetto allo stato della storiografia
sull'anarchismo. Sulle storie a dimensione regionale, per fare un esempio,
i primi studi risalgono agli anni ottanta e non a oggi. Ugualmente, nel
decennio successivo, un'importante casa editrice ha pubblicato una voluminosa
ricerca a carattere scientifico sul Sindacato Ferrovieri Italiani (dando
spazio consono al ruolo degli anarchici all'interno dello stesso).
da "Umanità Nova", N. 2, 19 gennaio 2003