Sono nato vicino a Bologna nel maggio del 1976 e fin da bambino
inizio a sperimentare l’arte fotografica, aiutato da
un padre con la stessa passione. Da allora le mie macchine
fotografiche non mi hanno mai più abbandonato durante
i numerosi viaggi intorno al mondo. Attraverso l’obiettivo
cerco di catturare un po’ delle sensazioni che provo
a contatto con la gente che incontro.
Il reportage è la mia passione ma sperimento anche
opere più formali. La mia conoscenza del computer non
può che sposarsi perfettamente con le nuove tecnologie
di ripresa digitali. Continuo comunque anche il mio lavoro
con la fotografia tradizionale, specialmente il bianco e nero
che mi permette di curare anche il processo di stampa.
Adoro i dettagli. Tre sono i fotografi che hanno segnato
il mio metodo di lavoro: la frase di Capa, “se le vostre
foto non sono abbastanza buone, è perché non
state abbastanza vicino”, Bresson e la sua capacità
di “cogliere l’attimo”, e la capacità
di composizione unica di James Natchwey.
Di me i miei amici dicevano che il mio grosso limite è
che non scattavo abbastanza. Ma io una foto la devo sentire.
Con il digitale si può scattare quanto si vuole. Ma
alla fine mi ritrovo con venti fotografie uguali dello stesso
soggetto. Io la vedo così come è per me e così
la scatto.
India
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