Onora il padre e la madre

Rapporto giovani-genitori

 

Nel tempo il rapporto tra genitori e figli si è certamente modificato: non è più basato sulla pura adorazione, ma piuttosto sulla stima e sul dialogo. La famiglia rimane però sempre il primo punto di riferimento per il ragazzo: i primi esempi ed insegnamenti con cui viene a contatto sono quelli dati dal padre e dalla madre.

C’è nella vita di tutti un’età in cui la famiglia diventa un luogo infrequentabile e i genitori vengono presi a esempio di irrecuperabile oscurantismo. Coincide più o meno con l’adolescenza e determina l’abbandono di quell’amicizia che bene o male erano state indirizzate dai genitori, amicizie troppo tranquille delle quali quasi ci si vergogna.

Proprio in quest’età i modelli iniziano ad essere altri e a essere ritrovati non tanto in famiglia quanto nella compagnia. Spesso gli adolescenti tendono a seguire coetanei o ragazzi più grandi e ad emularli, forse perché hanno fatto esperienze che vengono reputate più divertenti ed eccitanti.

Inevitabilmente queste amicizie non sempre positive portano ad un distacco anche dai genitori che spesso non accettano questi rapporti: diventa, così, difficile e quasi impossibile per questi ragazzi parlare e confidare le proprie esperienze ai genitori.

Finisce in questo modo quel quotidiano dialogo e quel rapporto di ascolto che è indispensabile per il figlio.

Nel ventesimo secolo è impossibile non parlare di incomunicabilità tra genitori e figli, è inevitabile non soffrire per entrambe le due parti: i genitori sentono lontani i loro figli, ormai troppo per ristabilire un rapporto di complicità; d’altra parte i figli non riescono più a rivolgersi in modo aperto ad essi. La televisione e i videogiochi rubano subdolamente il tempo e la voglia di comunicare con il padre e la madre; questo dialogo è a volte ostacolato da problemi maggiori spesso inspiegabili per i figli: i divorzi che fanno sentire il figlio trascurato o la mancanza di disponibilità da parte di uno dei due genitori. I figli si sentono abbandonati, si chiudono in se stessi o cercano rifugio nell’alcool o nella droga, entrando in un tunnel a volte senza uscita, che può portare a conseguenze estreme quale il suicidio non trovando più nessuno scopo e nessuno stimolo per continuare a vivere.

Una felicità non più condivisibile con i propri genitori perché spesso sono proprio loro che non sono disposti ad ascoltare i propri figli, non si accorgono della loro sensibilità nei confronti della realtà, della loro emotività che non è più in grado di resistere e proprio loro non se ne accorgono, loro che dovrebbero conoscere i figli. È questo che spesso i giovani rimproverano ai genitori.  Troppo di frequente si sente raccontare di ragazzi che sono portati al suicidio:

“Sarai contento ora,

ora che non ti darò più grane…

ma ricorda che un po’ è anche colpa tua”.

È questo l’addio di un ragazzo quindicenne al padre.

Ma mentre noi ci lamentiamo degli stupidi litigi con i nostri genitori dobbiamo capire che ci sono ragazzi che sarebbero ben felici di essere al nostro posto…e ancora noi non ce ne accorgiamo…

 (Arianna Belvederi - Francesca Cervellati - Greta Matteuzzi; 5^C)