L’Eremo di Ronzano è un tipico conventino di campagna a un solo piano con 18 celle e corridoi che s’aggirano attorno al chiostro, formato a triportico fino al 1799, con la tipica cisterna quattrocentesca ancora esistente. E’ situato a 300 metri sopra il livello del mare, su una delle colline che dominano la città di Bologna, adiacente a quella (della Guardia) su cui si trova il Santuario di San Luca. A Ronzano, oltre alla piccola chiesetta e l’edificio utilizzato per convegni, attività religiose e spirituali, si trovano differenti varietà di alberi tra cui: abeti, cipressi, querce, tigli, un castagneto, olivi (unici esistenti nel comune di Bologna) numerosi alberi da frutta e piante officinali. Si può ammirare un panorama molto suggestivo che dalla parte adiacente S. Luca, offre un bellissimo scorcio della città antica (salita dell’Osservanza), mentre volgendo lo sguardo nella parte opposta, nelle limpide giornate invernali si può scorgere la cerchia delle Prealpi.
Fu Cremonina Piatesi, nobile donna bolognese, che nel 1140 costruì in Ronzano un romitorio e una cappella che consacrò alla Divina Trinità, con l’intenzione di vivere in contemplazione e armonia, in un ambiente naturale che, come un tempo, ancora oggi è una sorta di oasi di pace. Fin dai tempi di Cremonina l’eremo è stato al centro di iniziative culturali e spirituali e tra i grandi del novecento che lo hanno visitato e citato, spicca Giosuè Carducci, i cui versi, esaltanti le qualità spirituali del luogo oltre che quelle relative al panorama, si trovano iscritti sulla parete esterna della chiesa:
“Il colle di Ronzano spiccandosi dai contrafforti dell’Appennino quasi a vedetta “del dolce piano che da Vercelli a Marcabò dichina” pare designato dalla natura per osservatorio metereologico agli intelletti curiosi di essa o per rifugio agli spiriti che nei silenzi d’un grande aspetto di terra e di cielo cercano l’ideale e trovano forse il riposo”.
Nel 1209, una pronipote di Cremonina amplia la costruzione e innalza la Chiesa della Trinità. Nel 1267 Loderingo degli Andalò e altri suo confratelli della Milizia della B. Vergine Gloriosa (da cui l’appellativo di Frati Gaudenti) acquista il colle e relativa chiesa. All’ordine cavalleresco appartenevano uomini sposati e celibi, per lo più avvocati, che si conquistarono l’antipatia di Dante Alighieri, il quale li menzionò in un passo dell’Inferno. Nel 1475 i Gaudenti, ormai in decadenza vendettero l’eremo ai Frati Domenicani che fecero abbattere le semidistrutte abitazioni e le due chiese e nel 1480 vi costruirono l’attuale eremo per opera dell’architetto Caspare Nadi, dedicando la nuova chiesa a S. Vincenzo Ferri. Negli anni 1527-1630, Bologna venne colpita dalla peste e Ronzano fu un sicuro rifugio per i frati Domenicani che in verità l’acquistarono per tale scopo. Nel 1633 venne costruito il deposito della neve, per disporre di bevande fresche nei pomeriggi d’estate. Nel 1652 Papa Innocenzo X, decretò la soppressione dei piccoli conventi, fra i quali compariva Ronzano; il periodo di soppressione durò a lungo e fu pieno di aspre diatribe, ma il convento non venne mai abbandonato. Nel 1768, sul convento di Ronzano il passaggio napoleonico si mostrò nefasto, infatti un decreto governativo privò i Domenicani di ogni diritto e la casa, chiesa, campagna, bosco, vennero messi all’asta e ceduti ad un prezzo irrisorio al marchese Pietro De Lucca che decise di trasformare i locali del convento e parte della chiesa, in un ambiente per ricevimenti e feste mondane. Fu demolito il chiostro corinzio, colonne e capitelli furono venduti; la chiesa fu deturpata per abbassarne il soffitto e divisa orizzontalmente in due parti, quella anteriore adibita a cappella ed il resto in sale per conviti e danze. Questa deturpazione portò alla distruzione di alcuni affreschi. Nel 1806 la proprietà passò a Simon Rodriguez Laso, Rettore del Collegio di Spagna (esistente ancora oggi, nella Via omonima) che non vi apportò cambiamenti, vi ospitò il profugo patriota napoletano Carlo Troya, e quando morì, nel 1821, la proprietà passò al nipote Francesco. Nel 1848 la proprietà venne acquistata dal conte Giovanni Gozzadini che lo utilizzò come residenza privata, e avviò opere di restauro per ridare al complesso il volto originale: furono scoperti alcuni antichi affreschi e portati in luce 16 capitelli corinzi, alcuni dei quali ancora oggi visibili all’interno della chiesa. Oltre al restauro degli edifici, il conte vi raccolse numerose opere d’arte ed arricchì il patrimonio botanico. Con i Gozzadini l’eremo tornò ad essere centro di vita culturale e sociale (sede del loro Circolo politico-letterario-scientifico), ospitando alcuni tra i personaggi più illustri del tempo: M. Minghetti, A. Aleardi, G. Carducci, C. Pepoli, E. Panzacchi, A. Da Schio, A. Rubbiani, W. Helbig, P. Perez. Questa famiglia vi rimase fino al 1850 circa, data in cui si estinse e l’eremo passò ai Conti Da Schio fino al 1921. I da Schio mantennero la tradizione gozzadiniana e accolsero Guglielmo Marconi, Ottorino Respighi, Almerigo Da Schio, primo giubilista d’Italia, Mons. Giacomo Della Chiesa, Arcivescovo di Bologna, che diverrà Papa Benedetto XV e infine Ines Vida Milholland, l’intrepida suffragista americana. Nell’estate del
1921
Ronzano venne riconsacrato ai
Servi di Maria, un ordine di frati mendicanti fondato nel 1233 da sette commercianti Fiorentini, che ritiratesi a vita religiosa si impegnarono profondamente come pacificatori nella loro città. Estesero il loro stile di vita al di là della Toscana, in particolare a Bologna dove, in Strada Maggiore si può ammirare la bellissima chiesa risalente al 1300. L’eremo fu portato alla sua originaria struttura conventuale, attraverso vari restauri di cui gli ultimi risalgono al 1965 e al 2000. Nelle fasi di restauro della chiesa sono apparsi due grandi archi laterali a pieno centro e ricostruiti, in essa è anche stata ripristinata la pavimentazione con il suo cotto a formelle quadrate e durante i lavori furono anche scoperte tombe con ossa e interi scheletri, probabilmente appartenenti ai frati Gaudenti. Per più di cinquanta anni l’eremo fu sede del seminario minore dei frati, accogliendo ragazzi che frequentavano la scuola Media e il Ginnasio (fino al 1972).
Dopo il Concilio Vaticano II, i frati cercarono vie diverse per comunicare il loro stile di vita, per cui l’eremo mutò la sua funzione riavvicinandosi a quella tradizionalmente propria della Comunità religiosa. Oggi l’eremo di Ronzano, è sede di una comunità di frati (fino a qualche anno fa anche di suore) che svolgono attività vocazionale e di accoglienza, costituendo un punto di riferimento per singoli o gruppi, per giornate di ritiro e di esperienza di vita comunitaria.
Ospita anche attività e seminari o ritiri, organizzati da associazioni o privati, i cui fini sono la creazione di un maggiore rapporto spirituale con sé stessi e con il prossimo. I Servi di Maria perpetuano l’antica vocazione di costruttori di pace, Ronzano infatti trova nuova attualizzazione nell’essere luogo orientato alla ricerca della serenità proveniente da libertà interiore, e con lo scopo di realizzare un armonico rapporto con gli altri e con la natura. La comunità Servi di Maria opera in molti paesi del mondo tra cui Filippine, Brasile, Mozambico, abbracciando vari campi di impegno umanistico, e in Ronzano si trova la sede del centro missionario dell’Emilia e delle Marche.
Presso l’eremo si trova un Archivio Museo composto da vari cimeli e da alcuni documenti cartacei regalati dalla compianta Titti Carducci, figlia del letterato. In esso si trovano anche alcuni documenti cartacei del sec. XV relativi alla chiesa di Ronzano, quali il Liber Ordinatius Fabricae S. Vincentii de Ronzano, di Fra Domenico da Murano, il testamento di Fra Bonaventura di Savignano datato 1282 e la copia metallica del sigillo ellittico di Fra Loderingo d’Andalò, donati dal conte Alvise Da Schio di Vicenza.
I frati producono un ottimo miele e, da una piccola vigna di circa 2 ettari, ricavano vino D.O.C. tra cui Pignoletto, Chardonnay, Sauvignon, Barbera.
L’eremo dista soltanto 6 chilometri dalla stazione ferroviaria di Bologna e 3 chilometri dai raccordi autostradali (tangenziale). Vi si può arrivare comodamente con l’auto oppure con il Bus la cui fermata dista circa 700 metri dal monastero e con orari limitati, reperibili presso la società bolognese ATC.
Per chi desidera arrivarvi a piedi, la via più breve è quella che dalla Via S. Mamolo, a destra, immette nella Via Dell’Osservanza. Salendo, a sinistra, si procede nella Via Di Gaibola fino a quando, sempre sulla sinistra, si incontra il piccolo stradellino alberato che conduce all’eremo. Per chi desidera fare una passeggiata più lunga, la via da seguire è quella che, partendo sempre da dalla Via S. Mamolo, prosegue per la Via Dei Colli fino a quando, sulla destra, ci si immette nella Via Dei Pozzetti alla cui fine, sempre sulla destra, si trova la Via di Gaibola; in questo caso l’ingresso dell’eremo si presenta frontalmente.
Come arrivare all'Eremo di Ronzano
All'Eremo si può giungere, partendo dal centro della Città, percorrendo i viali di circonvallazione fino ad arrivare alla Porta S. Mamolo. Si entra nella via S. Mamolo e, dopo pochi metri, si procede nella via Dell'Osservanza, alla fine della quale , sulla sinistra, si trova la Via di Gaibola. L'entrata dell'Eremo è situata sul lato sinistro del percorso, al n° 18. Nell' elementare piantina più sotto illustrata, è indicato un ulteriore tragitto, più lungo del precedente, ma nel quale si incontra un numero inferiore di curve: Via S. Mamolo, Via Dei Colli, Via Dei Pozzetti, Via Di Gaibola; in questo caso l'entrata dell'Eremo è posta frontalmente.
COME CONTATTARE L'EREMO DI RONZANO
Telefono:
051- 581443; è consigliabile chiamare nelle ore dei pasti principali.
Fax: 051 – 333295
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